fede

San Gennaro, il vescovo di Benevento martirizzato sotto Diocleziano

REDAZIONE FAMIGLIA CRISTIANA Famiglia Cristiana
Pubblicato il 19-09-2019

La tomba del martire fu subito meta di pellegrinaggi

La leggenda fa di san Gennaro un vescovo di Benevento martirizzato sotto Diocleziano (probabilmente nel 305). Si dice che, poco dopo la sua decapitazione, una donna si avvicinò e, seguendo una pia usanza dell’epoca, raccolse con una spugna un po’ di sangue del vescovo e lo versò in due piccole ampolle di vetro. Certamente non immaginava di essere lo strumento di un fatto sconvolgente, che ancora oggi solleva tanti interrogativi. La tomba del martire fu subito meta di pellegrinaggi e molti sostenevano di avere ottenuto miracoli per sua intercessione; ma le reliquie del santo, trafugate verso l’831 e portate a Benevento e da qui nel cenobio di Montevergine, poterono tornare a Napoli solo nel 1497, custodite in duomo nel “Succorpo” sotto il presbiterio. Nel frattempo però, da alcuni decenni la devozione popolare aveva subito una svolta radicale: il 17 agosto 1389, in un momento assai drammatico per Napoli, coinvolta nelle lotte dinastiche angioine e nello scisma avignonese, e in più afflitta da un’acuta carestia, il vescovo aveva ordinato che venisse esposta in duomo la teca con le ampolle che contenevano il sangue del martire; improvvisamente, sotto gli occhi di migliaia di persone, quel sangue rappreso si sciolse. Da allora le feste liturgiche del santo furono sempre legate all’esposizione delle ampolline e al fenomeno della liquefazione, che con regolarità straordinaria si ripete nelle date fisse. Il culto del sangue di Gennaro è stato spesso tacciato di fanatismo mentre, a detta di alcuni scienziati, la liquefazione del sangue nelle ampolle sfugge alle fondamentali leggi della fisica. Dopo il Vaticano II, la Chiesa napoletana nella prassi pastorale ha disciplinato severamente le cerimonie dell’esposizione della reliquia, preoccupandosi di frenare ogni eccesso devozionistico, senza peraltro disconoscere espressioni sincere di partecipazione popolare, come quella del gruppo di donne dette “parenti di san Gennaro”.


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