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Realacci e Fortunato: “La diversità è una ricchezza: lo insegnano Giffoni e il Manifesto di Assisi”

Redazione
Pubblicato il 01-08-2021

Uomo, futuro, coraggio, bellezza, diversità, inclusione, comunità, green economy, sostenibilità, ricchezza, ambiente, coesione sociale, pace, gentilezza: sono queste, in ordine sparso, le parole che risuonano con forza nella Sala Blu nel corso dell’incontro dei giffoner con i promotori del Manifesto di Assisi, Ermete Realacci e padre Enzo Fortunato. Parole tutte legate da un filo e tutte, a loro volta, legate al mondo di Giffoni. “Una delle chiavi del Manifesto – afferma Realacci - è la percezione che la diversità è una ricchezza. E questo è quanto ho visto rappresentato nel film di Giffoni”.

“Un’economia a misura d’uomo contro la pandemia e la crisi climatica”: è questo l’obiettivo del Manifesto che vede tra i promotori proprio il presidente della Fondazione Symbola e il direttore della Rivista San Francesco. Ai giovani della IMPACT!, padre Fortunato porta il saluto dell’Assisiate patrono d’Italia: “Pace e bene, vi porto il saluto di San Francesco. Penso – spiega - che il futuro dei ragazzi è scritto in questo nome, Francesco. Il Papa ha spiegato bene il perché, quando ha detto che Francesco è l’uomo della pace. E io penso che il vostro cuore desideri la pace e che voi giovani abbiate una grandissima idealità che è capace di mettere in crisi anche i genitori, la scuola, la politica. Voi volete un mondo inclusivo”. Il nome Francesco indica anche “l’uomo che ama e cura il creato, l’ambiente. Ermete – sorride padre Enzo - sull’ambiente ha fatto le guerre, guerre pacifiche ovviamente”.

Chiamato in causa, Realacci parla di “una sfida che si vince insieme. Ho un lungo impegno ambientalista – racconta - ma non ho mai amato l’ambientalismo che parla solo di sventura”. Al contrario, tanto la “gentilezza” quanto il “non lasciare solo nessuno sono valori molto importanti”. E citando un passo del Manifesto di Assisi, il presidente di Symbola sostiene che l’Italia sia in grado di mettere in campo “risorse ed esperienze che spesso non siamo in grado di valorizzare. Noi siamo convinti che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”. L’Italia, che “a volte anche in campo industriale non sa valorizzare i nostri punti di forza”, è necessario che “non perda questa occasione” e che la leghi ad “altri suoi valori che la rendono unica, a iniziare dalla bellezza”.

Uno dei concetti evidenziati dal Manifesto di Assisi e ripercorsi in sala è quello della green economy che rende più competitive le aziende e produce posti di lavoro. “Le persone che sono al potere spesso non sanno leggere la realtà – afferma Realacci - La fondazione Symbola cerca di capire come stanno le cose e ha capito che l’economia italiana è più forte quando si muove in campo ambientale. La pandemia ci ha dimostrato che ogni tanto bisogna cambiare modulo di gioco sennò si perde”. E ancora: “Il nostro scopo è mettere insieme tutti quelli che vanno in una certa direzione. Tra i firmatari del Manifesto ci sono associazioni ma anche imprese e istituzioni. Bisogna capire che bisogna muoversi tutti insieme senza lasciare indietro nessuno”.

E padre Fortunato, riprendendo il discorso, racconta: “A Cannara, vicino ad Assisi, alcuni anni fa, nel luogo dove San Francesco palava agli uccelli si voleva realizzare un campo con pannelli solari”. L’idea non ebbe seguito, ma la notizia richiamò l’attenzione della stampa. “Ogni cambiamento ha dei costi in termini di visione, di modo di vedere – spiega - Credo che questa sia la prima cosa da abbattere. Poi da abbattere ci sono i costi reali. Ma chi sta mettendo in atto il cambiamento corre veloce, è avanti e guadagna. Il cambiamento porta un guadagno enorme e questo guadagno lo si dovrebbe legare alla prospettiva di un’economia a misura d’uomo, condivisa. Vi è un’economia il cui guadagno se viene reinvestito fa crescere l’azienda, crea più occupazione e crea un mondo meno diseguale”.

Da qui il messaggio di speranza di padre Fortunato ai giffoner: “Se dipende dai grandi non andiamo lontano perché guardano il mondo con la logica dell’interesse personale, aziendale o politica, perdendo di vista il bene comune. Ci sono momenti in cui dobbiamo pensare al bene di tutti. E io, grazie a voi ragazzi, sono molto rincuorato”.

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