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Quei piccoli gesti silenziosi nel sacrificio dei sacerdoti

Corrado Augias Ansa - Andrea Fasani
Pubblicato il 07-04-2020

Qui a Milano due sacerdoti, nel pieno del loro vigore, sono stati abbattuti

Il flagello dell' epidemia ha fatto parlare di eroi: medici e personale sanitario, chi garantisce la catena alimentare. Mi permetta di ricordare i sacerdoti, compresi molti miei confratelli, che causa contagio hanno terminato il loro viaggio terreno. Qui a Milano due sacerdoti, nel pieno del loro vigore, sono stati abbattuti dall' invisibile nemico mentre svolgevano la loro missione.

Uno di loro era stato anche il responsabile del servizio diocesano per gli immigrati, quindi anche mio superiore come cappellano per la comunità giapponese. Sono partiti come i medici in prima fila, senza far rumore, nemmeno l' arcidiocesi lo ha fatto. So di comunità di suore di clausura che hanno convertito la vita di consacrazione nel servizio di cucina, preparando pasti caldi che poi mandano a chi sta in prima linea. I gesti più belli sono quelli silenziosi, che non chiedono ringraziamenti.

Padre Luciano Mazzocchi - Milano Il sacerdote autore della lettera è un missionario saveriano che da alcuni decenni condivide con altri il cammino umano nel dialogo cristiano - buddhista: vangelo e zen. Ho apprezzato il suo richiamo al silenzio, alla discrezione generosa di chi fa e dà senza mettersi in mostra. Ricevo molte lettere ogni giorno nelle quali si critica l' eccesso di chiacchiere, di notizie confuse.

Scrive il regista Piero Maccarinelli: «In questa pandemia che tocca tutti, i semplici come gli avvertiti, i colti e i tanti "non so", non si tratta di diffondere opinioni ma di avere il massimo d' informazioni scientifiche, salvavita, che non possono essere date a sprazzi o in modo contraddittorio». Ancora più grave il comportamento di chi non riesce a reprimere la voglia (il bisogno) di catturare voti nemmeno nel mezzo di una tragedia di proporzioni mondiali.

Mi ha scritto la signora Margherita Smeraldi da Venezia: «Che vergogna Salvini che continua a strizzare l' occhio al mondo cattolico con la sua idea di riaprire le chiese». Anche Rosario Fiorello, che si è detto (con umiltà) un semplice cattolico, ha espresso un giudizio: «Secondo il mio parere, riaprire le chiese a Pasqua potrebbe essere un errore, Dio non credo che accetti le preghiere solo da chi va in chiesa. Se hai fede puoi pregare anche in bagno»...(Repubblica)

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