attualita

Coronavirus: Anziani e Rsa, errori e accuse

Paolo Viana Ansa - Matteo Corner
Pubblicato il 07-04-2020

I medici: gestione confusa delle residenze

In un mese 63 dei 150 ospiti di una casa di riposo di Mediglia, in provincia di Milano, sono morti. Non è il solo caso. Di fronte a queste statistiche sta montando una campagna contro le Rsa. L' Uneba si sente sotto accusa?

No. Proprio no. Così come non è e non deve essere sotto accusa - spiega Franco Massi, presidente di Uneba - tutto il mondo del sociosanitario. Fino a pochi giorni fa decreti, Dpcm e delibere delle varie Regioni trattavano solo del comparto strettamente sanitario (ospedali). Ora c' è più attenzione per il sociosanitario (residenze per anziani e disabili) e per il territorio (medici di base e assistenza domiciliare). E solo da pochi giorni le Rsa ricevono qualche dispositivo di protezione individuale e si comincia, anche se in quantità insufficienti, a fare i tamponi.

Quella di Mediglia è una struttura profit, ma ci sono decessi anche nelle strutture no profit.

Il virus non guarda in faccia a nessuno - sottolinea il presidente dell' associazione che riunisce un migliaio di enti del settore sociosanitario, assistenziale ed educativo - e non si deve criminalizzare nessuno. Le case di riposo sono attrezzate per ospiti anziani con patologie croniche che non possono restare a casa. Solo i reparti ospedalieri di malattie infettive con posti letto di terapia intensiva possono far fronte al virus.

Cosa fanno le Rsa associate a Uneba per impedire il contagio degli ospiti?
La nostra associazione, anticipando talvolta decreti e delibere, ha sollecitato gli enti a impedire gli ingressi dall' esterno, separare in nuclei diversi gli ospiti con sintomi sospetti dagli altri, non ricevere malati provenienti dagli ospedali e richiedere alle istituzioni sanitarie locali i tamponi per gli ospiti e i lavoratori e la fornitura di Dpi.

C' è stato qualche errore da parte di chi gestisce le case di riposo?
Ci saranno sicuramente stati degli errori, come escluderlo? Consideriamo che il periodo di incubazione è lungo e che l' allarme è scattato solo nel mese di marzo. Se il virus è entrato nelle Rsa, dev' essere stato portato da operatori, famigliari in visita, fornitori... Se ci saranno delle cause legali le affronteremo, ma la caccia all' untore non ha senso e lo sa perché?

Perché?
Perché in questo momento, nelle seicento Rsa associate all' Uneba, ci sono operatori che saltano le ferie e fanno tante ore di straordinario per assicurare più del normale servizio di assistenza agli ospiti, com' è giusto e com' è umano che sia.

C' è stato qualche errore da parte delle Regioni e dello Stato?
Mi pare evidente. Per settimane si è avuta una concentrazione dell' attenzione e delle risorse - umane e strumentali - sugli ospedali, dimenticando che nelle strutture sociosanitarie e sul territorio vi erano migliaia di persone fragili e molto vulnerabili al contagio e alle complicanze respiratorie che conducono spesso alla morte il malato di coronavirus. Si è dato per scontato ciò che scontato non era: che gli anziani chiusi nelle Rsa fossero protetti dal contagio.
Ma queste residenze, ripeto, non sono reparti per infettivi e, anzi, quando qualche ammini-stratore incauto ha deciso di utilizzare alcune strutture per accogliere i convalescenti Covid, usciti dagli ospedali, lo si è capito, tristemente, perché hanno contagiato gli anziani... (Avvenire)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA