attualita

Erri De Luca: 'La libertà uno zigzag che educa'

Erri De Luca
Pubblicato il 10-04-2020

Erri De Luca: un esclusivo racconto per i lettori di San Francesco 

La parola Pasqua traduce l’ebraica Pèsah che significa passaggio e riguarda il libro chiamato Esodo. È la più solenne festività ebraica, la prima istituita dalla divinità nell’isolamento del deserto. È appena accaduta l’impetuosa estrazione di un popolo dalla condizione servile in Egitto, verso la libertà. Non è un traguardo, un’oasi, una stazione, la libertà. È percorso, viaggio, accampamento all’aperto, zigzag che nel frattempo educa, rinnova.

Non è avvenuta per insurrezione di popolo contro il tiranno, la liberazione, ma per missione in cui è stato scaraventato un uomo solo, Mosè. I profeti sono soli e allo sbaraglio, portatori di un messaggio che scuote lo stato delle cose del loro tempo. Le loro vite sono impugnate da una volontà che le dirige. Mosè è solo sul balcone del Sinai.

La Pasqua cristiana proviene dalla festa alla quale Gesù si reca in pellegrinaggio, salendo con i suoi a Gerusalemme. In quei suoi ultimi giorni, anche se accompagnato, è solo. Sta al termine della missione, concentra gesti che dovranno durare, trasmessi dalle generazioni. Questo vuoto intorno, questo sentimento di solitudine pure in mezzo ai suoi, mi ha trasmesso fin dal principio l’investitura di Papa Francesco. Il nome da lui scelto, primizia nella nomenclatura, non è seguito dall’aggettivo primo. Non vuole esserlo, lui non è primo, è solo. Il suo viaggio di esordio si dirige a Lampedusa, isola diventata ombelico del Mediterraneo, tappa di un esodo alla spicciolata verso la libertà, scampo dalla “beth avadìm”, casa di schiavi, che nei giorni nostri è Libia, come allora era Egitto. Francesco andò da solo, niente corredo di autorità. La stessa solitudine è confermata dalla scelta di non abitare le stanze pontificie, come si addice al pellegrino, all’ospite.

L’epidemia di febbri polmonari ha imposto chiusure, restrizioni. Il Papa che si affaccia al balcone senza popolo in ascolto, è più nitidamente al suo avamposto di sentinella solitaria. Lo è stato con l’enciclica “Laudato si’ “, documento che vale da carta costituzionale del tempo a venire, contrasto di andazzo a precipizio verso l’asfissia del pianeta. Le settimane del nostro isolamento hanno interrotto la pressione sull’ambiente, aperto un buco nell’effetto cappa che appesantisce l’aria, intossica la terra, infiltra l’acqua.

È in corso un sabato/shabbàt, che è cessazione non festa, tempo di arresto non di scampagnata. Le febbri che travolgono di lutti le nostre comunità, contemporaneamente sfebbrano la terra: si dovrà decidere se è pura coincidenza o segno, accenno di parabola da intendere.

La Pasqua di quest’anno ha forma opposta a quella di una liberazione. Ha forma di clausura, ma non di servitù. È un’astinenza, una pagnotta azzima. Anche da fermi, trattenuti in casa, c’è un cammino in corso con un bivio alla fine: tornare alla servitù di prima, all’Egitto o inoltrarsi nel deserto di nuove libertà, diretti a una terra futura.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA