attualita

Dante ci conforta in questi momenti: 'nacque al mondo un sole'

La Nazione
Pubblicato il 15-04-2020

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Proponiamo questa rubrica della Nazione Firenze aggiungendo anche quella luce che arriva da San Francesco che Dante definì Sole.

Inferno Canto V (vv. 102-105)
Amor, ch' a nullo amato amar perdona,/ mi prese del costui piacer sì forte,/ che, come vedi, ancor non m' abbandona.
La straordinaria attualità di questa terzina è in particolare nell'ultimo verso, in cui Francesca mostra a Dante come l'amore che prova per Paolo non sia svanito nemmeno nei tormenti dell'Inferno, la peggiore delle circostanze in cui potessero trovarsi. Personalmente trovo toccante e motivante leggerlo: fa capire come anche in una situazione epocale quale quella in cui ci troviamo, l'ostacolo della distanza non deve dividere le coppie, ma renderle consapevoli del valore di momenti che prima davamo per scontati e che d'ora in poi apprezzeremo come un privilegio.
Daniele Bartali, Carmignano

Purgatorio Canto I (vv. 16 - 18)
A li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch' io usci' fuor de l'aura morta che m' avea contristati li occhi e 'l petto.
Nel I Canto del Purgatorio, dopo le raccapriccianti tenebre infernali, Dante finalmente torna a vedere il cielo illuminato di una dolce luce azzurrina, provando così un senso di pace e di gioia. Un messaggio di speranza, in un momento di profondo dolore, affinché possa riaffiorar presto «diletto» nell'animo di tutti noi.
Diletta Uguccioni, Prato

Inferno Canto I° (vv. 51-54)
Questa mi porse tanto di gravezza / Con la paura ch' uscia di sua vista / Ch' io perdei la speranza dell'altezza.
Questo dannato Covid19 oggi è per noi la lupa che assale Dante per farlo desistere dall'impresa. Come il Poeta, tramite l'aiuto di Virgilio, riesce a proseguire il cammino, così noi con l'aiuto della scienza riusciremo a sconfiggere il virus. Occorrerà poi adottare un sistema di vivere sociale non più improntato esclusivamente al profitto a ogni costo. L'esser umano e la natura in cui vive dovranno essere i cardini sia per i politici che per la scienza. Tutti abbiamo il diritto di vivere dignitosamente. Solo così riusciremo a riveder le stelle.
Francesco Castelli, Grosseto

Paradiso Canto XXXIII (vv. 13-15)
Donna, se' tanto grande e tanto vali / che qual vuol grazia e a te non ricorre / sua disianza vuol volar senz' ali.
La Madonna, madre di tutti gli uomini, a cui ci rivolgiamo nei momenti di paura, di sconforto, di bisogno. Che come la nostra madre terrena è sempre pronta ad ascoltarci, a perdonare i nostri sbagli, ad abbracciarci nel suo amore materno. Un rifugio sicuro, un porto in un mare in tempesta. La nostra Madre Celeste a cui affidare le nostre speranze, i nostri progetti destinati, se non a lei affidati, a fallire, come chi volesse volare senz' ali. Come la nostra mamma ci ha donato la vita, Maria rinnova continuamente il nostro bisogno di luce Celeste. Giovanni Bertaccini, Firenze

Paradiso Canto I (vv. 1-3)
La gloria di colui che tutto move / per l'universo penetra, e risplende / in una parte più e meno altrove.
Bellissimo verso iniziale del paradiso. La gloria di Dio si spande ovunque, sta a noi saperla accogliere nel nostro cuore. Sicuramente negli ospedali è stata accolta nel cuore di tutti quelli che in questo momento stanno combattendo per la nostra salute. Fabiana Picci, Sarzana

Purgatorio Canto VI (vv. 76-78)
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello.
Questo meraviglioso passo dantesco fotografa l'attuale situazione politica e dirigenziale del nostro Paese, in questi giorni di coronavirus, nella quale (ahimè) siamo nelle mani di un avvocato, di un laureato in scienze politiche, di un ex-steward dello stadio San Paolo di Napoli, di un commercialista e di un ex-concorrente del Grande Fratello. Tutti, chiaramente, preparati in ambito sanitario e biologico. Patrizio Pesce, Livorno

Paradiso Canto xXXIII (vv. 1-3)
Vergine Madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d'etterno consiglio.
La preghiera di San Bernardo alla vergine. E' la terzina che amo di più. Gabriella Zonno, Firenze Questa preghiera che San Bernardo rivolge alla Vergine Madre affinché interceda presso l'Altissimo per conto di Dante può essere l'invito, in questo particolare momento di emergenza e sofferenza globale, a rivolgerci a Lei in preghiera «che qual vuol grazia e a te non ricorre / sua disianza vuol volar senz' ali». Franca Cini, Firenze

Inferno Canto V (vv. 133-138)
Quando leggemmo il disïato riso / esser basciato da cotanto amante, / questi, che mai da me non fia diviso, / la bocca mi basciò tutto tremante. / Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse: / quel giorno più non vi leggemmo avante.
Oggi «galeotto» è usato comunemente nell'italiano con il significato di «intermediario amoroso»; la frase «galeotto fu 'l libro» (o «Galeotto fu ...», viene adoperata per segnalare una persona, un oggetto o un evento che ha reso possibile una relazione amorosa o altro. La parola è adoperata generalmente in tono scherzoso. Grazie alla mia professoressa fiorentina Giulia lo Presti per avermi trasmesso la passione per il Sommo poeta. Veronica Alfieri, Piancastagnaio

Inferno Canto X (vv. 60-66)
O Tosco che per la città del foco / vivo ten vai così parlando onesto, / piacciati di restare in questo loco. / La tua loquela ti fa manifesto / di quella nobil patrïa natio, / a la qual forse fui troppo molesto.
Dante incontra nell'Inferno Farinata degli Uberti. In questo momento difficile voglio dedicare questa cantica a tutti noi, che dobbiamo essere orgogliosi di venire da dove veniamo, anche se possiamo essere molesti e a chi in questo momento lontano da casa non può abbracciare i propri cari perché lontani. Francesco Atrei, Prato

Inferno Canto XVI (vv. 94-102)
Come quel fiume c'ha proprio cammino prima dal Monte Viso 'nver' levante, da la sinistra costa d'Apennino, che si chiama Acquacheta suso, avante che si divalli giù nel basso letto, e a Forlì di quel nome è vacante, rimbomba là sovra San Benedetto de l'Alpe per cadere ad una scesa ove dovea per mille esser recetto; così, giù d'una ripa discoscesa, trovammo risonar quell'acqua tinta, sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa.
In questi momenti di triste reclusione in casa, questi versi mi riportano a un meraviglioso giorno invernale in cui insieme ad altri ci avventurammo, passando da San Godenzo e dal mitico Eremo dei Toschi verso la cascata descritta da Dante. Il terreno innevato, i colori, l'abbondanza e lo scroscio di acqua nel torrente Acquacheta mi hanno lasciato un ricordo indelebile che mi fa vedere nel buio odierno una luce di speranza e gioia. Cleto Zanetti, Firenze

Inferno Canto X
Ma quell'altro magnanimo, a cui posta / restato m' era, non mutò aspetto, / né mosse collo, né piegò sua costa.
Dante non finisce mai di stupirci con la sua grande capacità descrittiva: in una sola mezza terzina, un rigo e mezzo, tre parole, aspetto, collo e costa, rappresenta tutta l'austerità del suo più grande avversario politico, Farinata, rimasto impassibile dinanzi al colloquio tra Dante e il padre di Guido Cavalcanti. Ermanno Lavacchi, Firenze.

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