San Francesco a San Vittore parte 2

di Chiara Frugoni

La visita recente a San Vittore, la condizione disumana dei carcerati, mi hanno portato ad essere particolarmente sensibile alla notiza del loro cappellano, purtroppo citato di recente nei giornali: un prete indegno che invece di portare una parola di conforto a tanti sventurati (ricordiamo che tutti a San Vittore sono in attesa di giudizio, a volte da anni) aumentava le loro sofferenze ricattandoli, chiedendo prestazioni sessuali in cambio di uno spazzolino, di una saponetta, il che ci dice la condizione di indigenza estrema di queste persone che evidentemente non possono contare su alcun legame di solidarietà famigliare. <bR><bR>
La reazione istintiva è quella di una pietà grande per le vittime, doppiamente vittime per la loro situazione di obiettiva debolezza, e di una condanna senza appello per questo cappellano, ora a sua volta in carcere, in un altro carcere. Cosa penserà, questo cappellano, di come ha usato la sua vita e il suo ministero? Ci sarà qualcuno che sappia parlargli e toccargli il cuore? <bR><bR>
Non posso non ricordare Francesco in Una lettera ad un ministro: «E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè che non ci sia alcun frate al mondo che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia. E se in seguito mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo, che tu possa attirarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia di tali fratelli».