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Al via dal 2010 la riforma delle scuole secondarie di secondo grado

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Finalmente dopo più di 80 anni è stato dato il via alla riforma delle scuole secondarie di secondo grado. Il Consiglio dei Ministri nelle scorse settimane ha infatti approvato i Regolamenti di riordino degli Istituti tecnici, degli Istituti professionali e dei licei. Era dal 1931 che non si realizzava una riforma organica degli istituti tecnici e professionali, mentre l'impianto dei licei risale addirittura alla Legge Gentile del 1923. «Il rilancio della cultura tecnica e professionale – ha affermato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini – è la migliore risposta della scuola alla crisi, perché favorisce la formazione del capitale umano necessario per il rilancio del made in Italy e perché consente una pluralità di scelte formative integrate con la formazione professionale regionale, in contrasto ai rischi di dispersione scolastica.
Il tentativo fatto con la riforma dei licei, invece, è quello di coniugare la tradizione con l'innovazione privilegiando la qualità. La scuola non può più essere autoreferenziale ma deve agevolare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Deve formare i ragazzi preparandoli a un futuro sempre più competitivo». Per quanto riguarda gli Istituti tecnici con il nuovo Regolamento si è puntato a limitare la frammentazione degli indirizzi, rafforzando il riferimento ad ampie aree scientifiche e tecniche di rilevanza nazionale. Attualmente, infatti, in Italia gli Istituti tecnici sono 1.800 suddivisi in 10 settori e 39 indirizzi.
Le classi dei tecnici sono 40.307 frequentate da 873.522 alunni. I nuovi Istituti tecnici, invece, si divideranno in 2 settori: economico e tecnologico ed avranno un orario settimanale corrispondente a 32 ore di lezione. Saranno ore effettive contro le attuali 36 virtuali (della durata media di 50 minuti). Nel settore economico sono stati inseriti 2 indirizzi: amministrativo –finanza e marketing – e l'indirizzo turismo. Nel settore tecnologico sono stati definiti 9 indirizzi: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio. Il Regolamento prevede, inoltre, lo sviluppo di metodologie innovative basate sulla didattica laboratoriale, ovvero su una metodologia che considera il laboratorio un modo efficace di fare scuola in tutti gli ambiti disciplinari, compresi gli insegnamenti di cultura generale (per esempio italiano e storia).
I nuovi istituti tecnici sono caratterizzati da un'area di istruzione generale comune a tutti e due i percorsi e in distinte aree di indirizzo che possono essere articolate, sulla base di un elenco nazionale continuamente aggiornato nel confronto con le Regioni e le Parti sociali, in un numero definito di opzioni legate al mondo del lavoro, delle professioni e del territorio. Per questo, gli istituti tecnici avranno a disposizione ampi spazi di flessibilità (30% nel secondo biennio e 35% nel quinto anno) all'interno dell'orario annuale delle lezioni dell'area di indirizzo. Questi spazi di flessibilità si aggiungono alla quota del 20% di autonomia rispetto al monte ore complessivo delle lezioni di cui già godono le scuole. In questo modo possono essere recuperati e valorizzati settori produttivi strategici per l'economia del Paese. Inoltre sono state incrementate le ore dello studio della lingua inglese ed è stata prevista la possibilità di introdurre lo studio di altre lingue straniere.
È previsto l'insegnamento di scienze integrate, al quale concorrono, nella loro autonomia, le discipline di “Scienze della terra e biologia”, di “Fisica” e di “Chimica”, con l'obiettivo di potenziare la cultura scientifica secondo una visione sistemica. Per quanto riguarda, invece, il riordino dell'Istruzione professionale, con la riforma si è puntato a riaffermare l'identità di questo tipo di scuola nell'ambito dell'istruzione superiore. L'obiettivo fondamentale è quello di far sì che i giovani possano acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per ricoprire ruoli tecnici operativi nei settori produttivi di riferimento. In Italia, attualmente studiano in 1.425 istituti professionali 545.229 alunni, suddivisi in 25.762 classi. Esistono 5 settori di istruzione professionale, con 27 indirizzi.
Con questo riordino verrà superata la sovrapposizione con l'istruzione tecnica, si pongono le basi per un raccordo organico con il sistema d'istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni. I servizi d'istruzione saranno più efficaci e le risorse utilizzate più efficientemente. I nuovi istituti professionali si articoleranno in 2 macrosettori: istituti professionali per il settore dei servizi e istituti professionali per il settore industria e artigianato. Ai 2 settori corrispondono 6 indirizzi. Il percorso Settore dei servizi si articola negli indirizzi: servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale; servizi per la manutenzione e l'assistenza tecnica; servizi socio-sanitari; servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera; servizi commerciali. Il percorso Settore industria e artigianato invece presenterà un solo indirizzo, quello di produzioni artigianali e industriali.
Gli istituti professionali avranno un orario settimanale corrispondente di 32 ore di lezione. Saranno ore effettive contro le attuali 36 virtuali (della durata media di 50 minuti). Avranno, inoltre, maggiore flessibilità rispetto agli istituti tecnici. In particolare gli spazi di flessibilità nell'area di indirizzo riservati agli istituti professionali, aggiuntivi alla quota del 20% di autonomia già prevista, ammontano al 25% in prima e seconda, al 35% in terza e quarta, per arrivare al 40% in quinta. Gli istituti professionali potranno, inoltre, utilizzare le quote di flessibilità per organizzare percorsi per il conseguimento di qualifiche di durata triennale e di diplomi professionali di durata quadriennale nell'ambito dell'offerta coordinata di istruzione e formazione professionale programmata dalle Regioni nella loro autonomia, sulla base di accordi con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
Per quanto riguarda, invece, il nuovo modello dei licei c'è da dire che partirà gradualmente, coinvolgendo – a partire dall'anno scolastico 2010-2011 – le prime e le seconde. La riforma entrerà a regime nel 2013. Per cancellare la frammentazione e consentire alle famiglie e agli studenti di compiere scelte chiare i 396 indirizzi sperimentali, i 51 progetti assistiti dal Miur e le tantissime sperimentazioni attivate saranno ricondotte in 6 licei. Rispetto al vecchio impianto che prevedeva solo il liceo classico, il liceo artistico e lo scientifico, oltre all'istituto magistrale quadriennale e a percorsi sperimentali linguistici, con la riforma avremo: il liceo artistico, il liceo classico, il liceo scientifico, il liceo linguistico, il liceo musicale e coreutica e il liceo delle scienze umane.
Tra le altre novità introdotte c'è la valorizzazione della lingua latina. Il latino sarà presente come insegnamento obbligatorio nel liceo classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane; come opzione negli altri licei. Ci sarà, inoltre, un incremento orario della matematica, della fisica e delle scienze per irrobustire la componente scientifica nella preparazione liceale degli studenti (gli insegnamenti di fisica e scienze potranno essere attivati dalle istituzioni scolastiche anche nel biennio del liceo classico). Inoltre saranno potenziate le lingue straniere con la presenza obbligatoria dell'insegnamento di una lingua nei cinque anni ed eventualmente di una seconda lingua usando la quota di autonomia.
Tra l'altro, sarà attivato un insegnamento, nel quinto anno, di una disciplina non linguistica in lingua straniera, che ci allineerà alle migliori esperienze del resto d'Europa. Sarà possibile attivare, nel liceo scientifico, una opzione in cui confluisce l'esperienza del liceo tecnologico, che ha rappresentato negli anni trascorsi un significativo filone di innovazione. Con la riforma dei licei si fortifica, inoltre, la presenza delle discipline giuridiche ed economiche sia nel liceo scientifico (opzione tecnologica), sia nel liceo delle scienze sociali (opzione economico-sociale), sia negli altri licei attraverso la quota di autonomia. Nei nuovi licei sarà valorizzata la qualità degli apprendimenti piuttosto che la quantità delle materie.
I modelli orari saranno adeguati a quelli dei Paesi che hanno raggiunto i migliori risultati nelle classifiche Ocse Pisa come la Finlandia (856 ore all'anno). Il quadro orario sarà annuale e non più settimanale, in modo da assegnare alle istituzioni scolastiche una ulteriore possibilità di flessibilità. Tutti i licei prevederanno 27 ore settimanali nel primo biennio e 30 nel secondo biennio e nel 5° anno, ad eccezione del classico (31 ore negli ultimi tre anni), per preservare le caratteristiche rafforzando la lingua straniera, dell'artistico (massimo 35), musicale e coreutico (32), perché questi ultimi prevedono materie pratiche ed esercitazioni. Entreranno inoltre a regime le sperimentazioni che hanno coinvolto gli istituti d'arte, i percorsi musicali, i vecchi istituti magistrali e le sperimentazioni scientifico tecnologiche e linguistiche, queste ultime nate dall'esperienza delle scuole non statali, private o degli enti locali.
La nuova organizzazione dei licei prevede una maggiore autonomia scolastica, con la possibilità per le scuole di usufruire di una quota di flessibilità degli orari del 20% nel primo biennio e nell'ultimo anno e del 30% nel secondo biennio. Attraverso questa quota, ogni scuola può decidere di diversificare le proprie sezioni, di ridurre (sino a un terzo nell'arco dei 5 anni) o aumentare gli orari delle discipline, anche attivando ulteriori insegnamenti previsti in un apposito elenco. Prevista anche la possibilità di attivare ulteriori insegnamenti opzionali anche assumendo esperti qualificati attraverso il proprio bilancio. Si instaura con la riforma un rapporto più forte scuola-mondo del lavoro- università, con la possibilità, a partire dal secondo biennio, di svolgere parte del percorso attraverso l'alternanza scuola-lavoro e stage o in collegamento con il mondo dell'alta formazione (università, istituti tecnici superiori, conservatori, accademie). Con la riforma dei licei sono state, inoltre, attivate nuove articolazioni del collegio dei docenti.
In pratica in ogni scuola saranno costituiti dei dipartimenti disciplinari, che riuniranno i docenti di uno stesso ambito disciplinare, per sostenere la didattica, la ricerca, la progettazione dei percorsi. Oltre ai dipartimenti ci sarà anche un comitato scientifico composto paritariamente da docenti ed esperti del mondo della cultura e del lavoro. Dipartimenti disciplinari e comitato scientifico non lederanno comunque la sovranità del collegio docenti.

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