Le visite dei pontefici
Finalmente dopo più di 80 anni è stato
dato il via alla riforma delle scuole secondarie
di secondo grado. Il Consiglio dei
Ministri nelle scorse settimane ha infatti
approvato i Regolamenti di riordino degli
Istituti tecnici, degli Istituti professionali e
dei licei. Era dal 1931 che non si realizzava
una riforma organica degli istituti tecnici
e professionali, mentre l'impianto dei licei
risale addirittura alla Legge Gentile del
1923. «Il rilancio della cultura tecnica e professionale
– ha affermato il ministro dell'Istruzione
Mariastella Gelmini – è la migliore
risposta della scuola alla crisi, perché favorisce
la formazione del capitale umano necessario per
il rilancio del made in Italy e perché consente
una pluralità di scelte formative integrate con la
formazione professionale regionale, in contrasto
ai rischi di dispersione scolastica.
Il tentativo
fatto con la riforma dei licei, invece, è quello di
coniugare la tradizione con l'innovazione privilegiando
la qualità. La scuola non può più essere
autoreferenziale ma deve agevolare l'ingresso
dei giovani nel mondo del lavoro. Deve formare
i ragazzi preparandoli a un futuro sempre più
competitivo».
Per quanto riguarda gli Istituti tecnici con
il nuovo Regolamento si è puntato a limitare
la frammentazione degli indirizzi,
rafforzando il riferimento ad ampie aree
scientifiche e tecniche di rilevanza nazionale.
Attualmente, infatti, in Italia gli Istituti
tecnici sono 1.800 suddivisi in 10 settori
e 39 indirizzi.
Le classi dei tecnici sono
40.307 frequentate da 873.522 alunni. I
nuovi Istituti tecnici, invece, si divideranno
in 2 settori: economico e tecnologico
ed avranno un orario settimanale corrispondente
a 32 ore di lezione. Saranno ore
effettive contro le attuali 36 virtuali (della
durata media di 50 minuti). Nel settore
economico sono stati inseriti 2 indirizzi:
amministrativo –finanza e marketing – e
l'indirizzo turismo. Nel settore tecnologico
sono stati definiti 9 indirizzi: meccanica,
meccatronica ed energia; trasporti
e logistica; elettronica ed elettrotecnica;
informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali
e biotecnologie; sistema moda; agraria e
agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.
Il Regolamento prevede, inoltre, lo
sviluppo di metodologie innovative basate
sulla didattica laboratoriale, ovvero su una
metodologia che considera il laboratorio
un modo efficace di fare scuola in tutti
gli ambiti disciplinari, compresi gli insegnamenti
di cultura generale (per esempio
italiano e storia).
I nuovi istituti tecnici
sono caratterizzati da un'area di istruzione
generale comune a tutti e due i percorsi e
in distinte aree di indirizzo che possono
essere articolate, sulla base di un elenco
nazionale continuamente aggiornato nel
confronto con le Regioni e le Parti sociali,
in un numero definito di opzioni legate
al mondo del lavoro, delle professioni e
del territorio. Per questo, gli istituti tecnici
avranno a disposizione ampi spazi di flessibilità (30% nel secondo biennio e 35%
nel quinto anno) all'interno dell'orario
annuale delle lezioni dell'area di indirizzo.
Questi spazi di flessibilità si aggiungono
alla quota del 20% di autonomia rispetto
al monte ore complessivo delle lezioni di
cui già godono le scuole. In questo modo
possono essere recuperati e valorizzati settori
produttivi strategici per l'economia
del Paese. Inoltre sono state incrementate
le ore dello studio della lingua inglese ed è
stata prevista la possibilità di introdurre lo
studio di altre lingue straniere.
È previsto
l'insegnamento di scienze integrate, al quale
concorrono, nella loro autonomia, le discipline
di “Scienze della terra e biologia”,
di “Fisica” e di “Chimica”, con l'obiettivo
di potenziare la cultura scientifica secondo
una visione sistemica.
Per quanto riguarda, invece, il riordino
dell'Istruzione professionale, con la riforma
si è puntato a riaffermare l'identità
di questo tipo di scuola nell'ambito
dell'istruzione superiore. L'obiettivo fondamentale
è quello di far sì che i giovani
possano acquisire le conoscenze e le
competenze necessarie per ricoprire ruoli
tecnici operativi nei settori produttivi di
riferimento. In Italia, attualmente studiano
in 1.425 istituti professionali 545.229
alunni, suddivisi in 25.762 classi. Esistono
5 settori di istruzione professionale,
con 27 indirizzi.
Con questo riordino
verrà superata la sovrapposizione con
l'istruzione tecnica, si pongono le basi
per un raccordo organico con il sistema
d'istruzione e formazione professionale,
di competenza delle Regioni. I servizi
d'istruzione saranno più efficaci e le risorse
utilizzate più efficientemente. I nuovi
istituti professionali si articoleranno in 2
macrosettori: istituti professionali per il
settore dei servizi e istituti professionali
per il settore industria e artigianato. Ai 2
settori corrispondono 6 indirizzi. Il percorso
Settore dei servizi si articola negli
indirizzi: servizi per l'agricoltura e lo sviluppo
rurale; servizi per la manutenzione
e l'assistenza tecnica; servizi socio-sanitari;
servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità
alberghiera; servizi commerciali. Il
percorso Settore industria e artigianato
invece presenterà un solo indirizzo, quello
di produzioni artigianali e industriali.
Gli istituti professionali avranno un orario
settimanale corrispondente di 32 ore
di lezione. Saranno ore effettive contro
le attuali 36 virtuali (della durata media
di 50 minuti). Avranno, inoltre, maggiore
flessibilità rispetto agli istituti tecnici. In
particolare gli spazi di flessibilità nell'area
di indirizzo riservati agli istituti professionali,
aggiuntivi alla quota del 20% di autonomia
già prevista, ammontano al 25% in
prima e seconda, al 35% in terza e quarta,
per arrivare al 40% in quinta. Gli istituti
professionali potranno, inoltre, utilizzare
le quote di flessibilità per organizzare percorsi
per il conseguimento di qualifiche
di durata triennale e di diplomi professionali
di durata quadriennale nell'ambito
dell'offerta coordinata di istruzione e
formazione professionale programmata
dalle Regioni nella loro autonomia, sulla
base di accordi con il Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca.
Per quanto riguarda, invece, il nuovo modello
dei licei c'è da dire che partirà gradualmente,
coinvolgendo – a partire dall'anno
scolastico 2010-2011 – le prime e
le seconde. La riforma entrerà a regime nel
2013. Per cancellare la frammentazione e
consentire alle famiglie e agli studenti di
compiere scelte chiare i 396 indirizzi sperimentali,
i 51 progetti assistiti dal Miur
e le tantissime sperimentazioni attivate
saranno ricondotte in 6 licei. Rispetto al
vecchio impianto che prevedeva solo il
liceo classico, il liceo artistico e lo scientifico, oltre all'istituto magistrale quadriennale
e a percorsi sperimentali linguistici,
con la riforma avremo: il liceo artistico,
il liceo classico, il liceo scientifico, il liceo
linguistico, il liceo musicale e coreutica e il
liceo delle scienze umane.
Tra le altre novità
introdotte c'è la valorizzazione della
lingua latina. Il latino sarà presente come
insegnamento obbligatorio nel liceo classico,
scientifico, linguistico e delle scienze
umane; come opzione negli altri licei. Ci
sarà, inoltre, un incremento orario della
matematica, della fisica e delle scienze per
irrobustire la componente scientifica nella
preparazione liceale degli studenti (gli insegnamenti
di fisica e scienze potranno essere
attivati dalle istituzioni scolastiche anche
nel biennio del liceo classico). Inoltre
saranno potenziate le lingue straniere con
la presenza obbligatoria dell'insegnamento
di una lingua nei cinque anni ed eventualmente
di una seconda lingua usando
la quota di autonomia.
Tra l'altro, sarà attivato
un insegnamento, nel quinto anno,
di una disciplina non linguistica in lingua
straniera, che ci allineerà alle migliori esperienze
del resto d'Europa. Sarà possibile
attivare, nel liceo scientifico, una opzione
in cui confluisce l'esperienza del liceo tecnologico,
che ha rappresentato negli anni
trascorsi un significativo filone di innovazione.
Con la riforma dei licei si fortifica,
inoltre, la presenza delle discipline giuridiche
ed economiche sia nel liceo scientifico
(opzione tecnologica), sia nel liceo delle
scienze sociali (opzione economico-sociale),
sia negli altri licei attraverso la quota di
autonomia. Nei nuovi licei sarà valorizzata
la qualità degli apprendimenti piuttosto
che la quantità delle materie.
I modelli orari
saranno adeguati a quelli dei Paesi che
hanno raggiunto i migliori risultati nelle
classifiche Ocse Pisa come la Finlandia
(856 ore all'anno). Il quadro orario sarà
annuale e non più settimanale, in modo
da assegnare alle istituzioni scolastiche una
ulteriore possibilità di flessibilità. Tutti i
licei prevederanno 27 ore settimanali nel
primo biennio e 30 nel secondo biennio e
nel 5° anno, ad eccezione del classico (31
ore negli ultimi tre anni), per preservare le
caratteristiche rafforzando la lingua straniera,
dell'artistico (massimo 35), musicale
e coreutico (32), perché questi ultimi prevedono
materie pratiche ed esercitazioni.
Entreranno inoltre a regime le sperimentazioni
che hanno coinvolto gli istituti
d'arte, i percorsi musicali, i vecchi istituti
magistrali e le sperimentazioni scientifico
tecnologiche e linguistiche, queste ultime
nate dall'esperienza delle scuole non statali,
private o degli enti locali.
La nuova
organizzazione dei licei prevede una maggiore
autonomia scolastica, con la possibilità
per le scuole di usufruire di una quota
di flessibilità degli orari del 20% nel primo
biennio e nell'ultimo anno e del 30% nel
secondo biennio. Attraverso questa quota,
ogni scuola può decidere di diversificare le
proprie sezioni, di ridurre (sino a un terzo
nell'arco dei 5 anni) o aumentare gli orari
delle discipline, anche attivando ulteriori
insegnamenti previsti in un apposito elenco.
Prevista anche la possibilità di attivare
ulteriori insegnamenti opzionali anche
assumendo esperti qualificati attraverso il
proprio bilancio. Si instaura con la riforma
un rapporto più forte scuola-mondo del lavoro-
università, con la possibilità, a partire
dal secondo biennio, di svolgere parte del
percorso attraverso l'alternanza scuola-lavoro
e stage o in collegamento con il mondo
dell'alta formazione (università, istituti
tecnici superiori, conservatori, accademie).
Con la riforma dei licei sono state, inoltre,
attivate nuove articolazioni del collegio dei
docenti.
In pratica in ogni scuola saranno
costituiti dei dipartimenti disciplinari, che
riuniranno i docenti di uno stesso ambito
disciplinare, per sostenere la didattica, la
ricerca, la progettazione dei percorsi. Oltre
ai dipartimenti ci sarà anche un comitato
scientifico composto paritariamente da
docenti ed esperti del mondo della cultura
e del lavoro. Dipartimenti disciplinari e comitato
scientifico non lederanno comunque
la sovranità del collegio docenti.
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