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Il parroco non se ne va, scontro con il vescovo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Santhia, il prete aveva annunciato l’abbandono per problemi di salute

Ci vorrebbe la penna di Giovannino Guareschi per raccontare la storia di questo parroco che prima chiede di andarsene dal suo paese, poi ci ripensa e annuncia ai fedeli, a messa, che resterà al suo posto mettendo in imbarazzo - eccome - l’intera diocesi. 

Ma questa non è Brescello, è Santhià, provincia di Vercelli, 9 mila abitanti, il comune che sta proprio al centro dell’autostrada Torino-Milano. E il braccio di ferro si annuncia tutt’altro che da commedia all’italiana. 



Da una parte c’è don Gian Paolo Turati, 55 anni, da otto pastore della parrocchia di Sant’Agata. Carattere poco accomodante «ma uno di quei sacerdoti attivi, che riescono a farsi seguire dalla gente», osservano i suoi sostenitori di Santhià. Don Gian Paolo alla messa del Corpus Domini fa il primo annuncio: se ne andrà per problemi di salute. 

Dall’altra parte c’è monsignor Marco Arnolfo, da un anno alla guida della diocesi più antica del Piemonte: un compito delicato che lui, ex parroco torinese energico e alla mano, finora ha assolto con un piglio «alla Papa Francesco». Prende atto delle volontà di don Gian Paolo e lo accontenta: lo nomina canonico della Cattedrale di Vercelli (ruolo che qualcuno ritiene meno pesante) e al suo posto fa arrivare un sacerdote quarantenne, don Stefano Bedello.



La sorpresa 

Fin qui, va tutto liscio come l’olio. C’è anche una data per il passaggio di testimone: il 30 giugno. Non fosse che, nel frattempo succede l’inimmaginabile. Altro che sceneggiatura da don Camillo. 

Don Gian Paolo chiude la messa del sabato sera, l’altro ieri, gelando l’assemblea dei fedeli: «Da questa parrocchia non me ne vado, la gente mi ha dimostrato così tanto affetto in questi giorni che precedono il mio trasferimento che ho deciso di rimanere. Qualcuno ha pure pianto per me: come faccio ad andarmene?». 



In effetti non ha nemmeno stipulato l’atto di rinuncia, ricorda. Basterà? Difficilmente. Perchè l’ultima parola spetta al vescovo. Che ha abituato alla sua fermezza ma anche al buon senso. Ma in ogni caso si trova tra le mani una patata bollente. Impossibile capire come si muoverà: «Don Marco è andato via presto e rientrerà molto tardi, oggi è introvabile», fanno sapere dall’arcivescovado. E poi questa è una situazione spinosa, che richiede molta, molta riflessione da parte sua. 


«Penso che non ci sia nulla di male a ripensarci - spiega don Gian Paolo - in fondo non avevo ancora ufficializzato la mia rinuncia ed essendo il mio incarico senza alcuna scadenza, penso che rimarrò finché la gente lo vorrà». 

Che ne pensa il sindaco Angelo Cappuccio: «Resta? Fa piacere a me e ai cittadini». E la messa serale prevista a fine mese con l’arcivescovo per salutare fedeli? «Sarà una festa per i miei tanti anni di sacerdozio...», sorride don Turati. Ma che ne sarà del religioso nominato per sostituirlo? «Nessuna competizione tra noi - conclude -: don Stefano potrebbe venire come amministratore». Vescovo permettendo.  (ALESSANDRO BALLESIO, VALENTINA ROBERTO - La Stampa)

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