societa

Borgiac, lo street artist dei santi

Domenico Marcella
Pubblicato il 15-07-2020

Giacomo Borraccino, in arte Borgiac, racconta come sta trasformando la sua città, Barletta

La street art è per lui un pretesto per colorare il centro storico della sua città. Siamo a Barletta. Qui Borgiac – al secolo Giacomo Borraccino – ha trasformato la sua bottega creativa in centro nevralgico di proposte d’arte urbana: «Faccio pittura murale dal 1995. Credo di aver coperto muri per circa 5000 metri quadri. Queste opere interagiscono maggiormente rispetto ai quadri incatenati nei musei perché sono parte di strade, fodere di muri, abiti di casa. Visibili 24 ore su 24. Cambiano luce tutto l’anno. Ti regalano l’invecchiamento naturale del tempo. Vivono come e con l’uomo. E puoi mettere una sedia di fronte e mangiarti un panino». Questa paradisiaca visione è il modus vivendi dell’artista barlettano. È lui, infatti, l’artefice di una serie di interventi che – fedeli alla regola “bellezza chiama bellezza” – ingentiliscono ancor di più il ventre pulsante di Barletta. Adiacente alla Cattedrale della città, infatti, Giacomo ha realizzato un un’opera dedicata alla figura di cui la strada prende il nome: San Pietro. «È iniziato tutto durante quella “fase uno” che ci ha obbligato tutti a casa. Per invitare le persone al rispetto delle regole, ho realizzato due pitture murali dedicate all’illustre barlettano Giuseppe De Nittis. L’immediato impatto virale ha innescato un vigoroso entusiasmo. Mi sono stati così commissionati altri lavori, fra cui il San Pietro su richiesta del priore dell’omonima chiesa».

Un’opera, ma soprattutto un’abbagliante visione nei vicoli di Barletta.
«È una pittura murale dal sapore classico, resa viva dalla scelta di colori mediterranei. Nell’opera sono presenti tutti i simboli legati al santo e il famoso passo biblico dal Vangelo di Matteo: "E su questa pietra edificherò la mia chiesa”. L’intervento ha ottenuto un clamore molto positivo».

Saranno, perciò, arrivate altre richieste…
«Sì, lo ammetto: un Sant’Andrea, un San Ruggero – compatrono di Barletta – una Madonna dello Sterpeto, e tanto altro ancora».

Non imbratti e non occupi in maniera furiosa, come molti street artist fanno. Le tue opere sono ospitate spesso nelle finestre murate.
«Sì, perché mi sono accorto dell’esistenza di un gran numero di porte e finestre murate nel corso degli anni; ho voluto valorizzarle, scegliendo di non interessare i muri attinenti alla storia e alla Soprintendenza delle Belle Arti».

Usando rigorosamente i pennelli.
«Sì. Mi rifaccio proprio alla tecnica rinascimentale, col foglio di studio, il ricalco e le sfumature».

L'imprinting classico è ben chiaro, effettivamente.
«Ho voluto rendere omaggio ad alcuni esponenti della storia dell’arte. Nelle mie opere troverai le pieghe care a Goya, la posizione della mani dei soggetti di Rembrandt, i panneggi di Raffaello, e il famigerato chiaroscuro di Caravaggio. Il tutto ri-miscelato con colori e tecniche più contemporanee».

Il successo della street art non è decretato dai critici, ma dalla gente comune che passa, si ferma, osserva e fotografa.
«È vero, è così. Mi capita di vedere persone in preghiera davanti alle mie opere. Altre passano veloci mandando soltanto un bacio o facendosi il segno della croce. È il potere dell’arte da strada».

Hai introdotto nell’irriverente circuito della street art la figura dei santi nella loro assoluta e semplice purezza. Senza provocazioni e blasfemia.
«Separo un po’ l’aspetto religioso dallo spirito critico, ironico e sarcastico. Faccio anche delle cose di gusto provocatorio, è vero, ma resto fedele al detto “Scherza con i fanti e lascia stare i santi”. È una forma di educazione culturale che non mi va di accantonare».

Giacomo, sei cosciente che presto andrai oltre il centro storico di Barletta?
«Be’ sì. So che prima o poi accadrà. Ho prenotazioni fino al prossimo anno. Ho scelto, però, di fare le cose al meglio; con calma e senza improvvisare».

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