religione

San Vincenzo de Paoli, sulla via di San Francesco

Antonio Tarallo
Pubblicato il 26-09-2019

Il santo della carità. La vicinanza verso gli ultimi, come San Francesco

E’ proprio vero: "Dov’è Carità è Amore, lì c’è Dio". Così, uno dei canti più famosi che sentiamo molte volte la domenica in chiesa. La testimonianza cristiana – profondamente umana – che passa per la Carità, è cardine per la vita di ogni cristiano. È condivisione d’Amore, è fratellanza vera e pragmatica. E lo sapeva bene una delle voci più importanti della Chiesa, San Vincenzo de Paoli, che viene celebrato, oggi, 26 settembre.

Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633). Per San Vincenzo, la regina di Francia in persona, creò il Ministero della Carità. E da insolito «ministro» organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Morì a Parigi il 27 settembre 1660 e fu canonizzato nel 1737. Questa, in breve la sua biografia.

“Oggi questi poveretti avranno più del necessario, tra qualche giorno essi saranno di nuovo nel bisogno!”. Così San Vincenzo ai suoi parrocchiani di Chatillon-le-Dombez, una frazione della Francia, dove la povertà si saggiava giorno dopo giorno. San Vincenzo, instancabile, per i bisognosi. Il desiderio di provvedere a loro, era forte. E cominciò, con i suoi parrocchiani, a provvedere – per quanto possibile – alle loro necessità. Guardava al povero, come al Cristo sofferente. Da questo dilogo-incontro con loro, quotidiano, scaturì l’idea di una confraternita di persone, impegnate a turno, ad assistere tutti gli ammalati bisognosi della parrocchia. Il 20 agosto 1617 nasceva la prima “Carità”, le cui associate presero il nome di “Serve dei poveri”. In tre mesi, l’Istituzione ebbe un suo regolamento approvato dal vescovo di Lione.

La Carità organizzata, si basava sul concetto che tutto deve partire da quell’amore, che in ogni povero fa vedere la viva presenza di Gesù e dall’organizzazione, perché i cristiani sono tali solo se si muovono coscienti di essere un sol corpo, come già avvenne nella prima comunità di Gerusalemme. E’ fondamentale questo passaggio. Ed è necessario approfondirlo per comprendere quanto il progetto di Vincenzo fosse così prossimo a quello di San Francesco. È un legame, purtroppo, poco sottolineato, mentre meriterebbe la giusta risonanza. Proviamo, allora, a comprendere i punti di congiunzione fra questi due pilastri della Chiesa, e li immaginiamo lì, assieme, nella Comunione dei Santi.

La carità di Francesco è tenera. Termine così in disuso, ormai, nell’Oggi, nel prossimo 2020. E’ la tenerezza di Dio che si esprime nelle nostre attenzioni per chi ci è vicino ed è nel bisogno. San Francesco, ossia la Carità in persona. Il bisogno, la necessità di essere vicino ai poveri, non è solo l’espressione dell’Amore per Dio per gli Uomini e per chi è nella necessità, ma diventa per San Francesco una esigenza del suo stesso amore.

Parliamo di quello personale, intimo – con l’Umanità stessa, volto presente di Dio. E’ questa la grandezza di Francesco, e di conseguenza dell’Ordine francescano. Vincenzo de’ Paoli, giungendo a Parigi, dalla prima parrocchia di missione, si rese conto che la povertà era presente, in forma ancora più dolorosa. Non era solo il panorama rurale ad avere bisogno di un’Opera per i poveri, ma anche nelle città non mancavano i poveri, i bisognosi. Fu proprio qui che fondò, nel 1629, l’ordine delle “Suore dei poveri”, che presero poi il nome di “Dame della Carità”. E come non pensare, allora, alla Chiara di Francesco, figura femminile “di spicco” della Spiritualità francescana. L’importanza delle donne, nella carità. Grandissima intuizione-ispirazione che vedrà coinvolte le “Clarisse”, l’ordine femminile francescano.

In questa nuova associazione, confluirono anche le nobildonne, che poterono dare un valore aggiunto alla loro vita spesso piena di vanità. Ciò permise alla nobiltà parigina di contribuire economicamente alle iniziative fondate dal santo francese. E anche in questo caso, quasi come specchio, come non ricordare la nobildonna romana Jacopa che, nella città del Papa, fece tanto per i bisognosi?

Quelli che abbiamo proposto oggi, sono piccole contingenze, piccoli spunti di una ricerca che andrebbe ancor meglio sviscerata.

Al centro di tutto, vi è la Carità. Questa che prende origine dalla Parola, ma che non rimane solo parole, bensì atti concreti.
Questa, l’unione più profonda fra i due santi che hanno fatto della loro vita, seme e segno di Dio.

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