Le visite dei pontefici
«Una persona che vuole fare il Papa Dio non la benedice. Io non ho voluto fare il Papa». «Vivo a Santa Marta perché a me piace stare tra la gente...». È tutto da vedere il dialogo estemporaneo tra Papa Francesco e i piccoli allievi delle scuole dei gesuiti in Italia e in Albania, accompagnati da educatori e famiglie, ricevuti questa mattina in udienza. Bergoglio si presenta con il discorso scritto. Ma vede la platea e dice: «Io ho preparato un testo ma sono cinque pagine! Un po’ noioso… Facciamo una cosa: io farò un piccolo riassunto e poi consegnerò questo, per iscritto, al padre provinciale e lo darò al padre Lombardi, perché tutti voi lo abbiate per iscritto».
Ecco dunque in poche battute il succo del discorso. Primo punto di questo testo – spiega Francesco - è che «nell’educazione che diamo ai gesuiti il punto chiave è, per il nostro sviluppo di persona, la magnanimità. Noi dobbiamo essere magnanimi, con il cuore grande, senza paura. Scommettere sempre sui grandi ideali. Ma anche magnanimità con le cose piccole, con le cose quotidiane. Il cuore largo, il cuore grande … E questa magnanimità è importante trovarla con Gesù, nella contemplazione di Gesù. Gesù è quello che ci apre le finestre all’orizzonte».
Poi un consiglio ai genitori e agli insegnanti: nell’educare occorre «bilanciare bene i passi. Un passo fermo sulla cornice della sicurezza, ma l’altro andando nella zona a rischio... Non si può educare soltanto nella zona di sicurezza: soltanto, no. Quello è impedire che le personalità crescano. Ma neppure si può educare soltanto nella zona di rischio: quello è troppo pericoloso». Francesco ha anche invitato gli educatori «a cercare nuove forme di educazione non convenzionali, secondo la necessità di luoghi, tempi e persone. Questo è importante, nella nostra spiritualità ignaziana».
Poi è iniziato il dialogo con i ragazzi, che si sono rivolti al Papa dandogli del «tu». Perché ha scelto di non vivere nel palazzo apostolico, di non avere una grande macchina né ori e preziosi? «Non è solo una questione di ricchezza - spiega - è un problema di personalità: io ho necessità di vivere tra la gente. Se io vivessi solo, forse un po' isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l'ha fatta un professore: perché non va ad abitare là, e io ho risposto: senta professore, per motivi psichiatrici! È la mia personalità. L'appartamento - non è tanto lussuoso, ma non posso vivere da solo».
E sulla sobrietà ha aggiunto: «Credo che i tempi ci parlano di tanta povertà nel mondo, questo è uno scandalo! In un mondo che abbiamo tante ricchezza e tante risorse per dare da mangiare a tutti non si può capire come ci sono tanti bambini affamati, tanti bambini senza educazione, tanti poveri. La povertà oggi è un grido, tutti noi dobbiamo pensare se possiamo diventare un po' più poveri. Come io posso diventare un po' povero per assomigliare a Gesù, maestro povero?".
Il Papa ha quindi parlato dei suoi amici rispondendo alla domanda di un'altra bambina. «Io sono Papa da due mesi e mezzo, i miei amici sono a quattordici ore di qua sono lontani... Sono venuti tre di quelli a trovarmi e salutarmi, li vedo e gli scrivo... Non si può vivere senza amici, sono importanti!»...((Vatican Insider)
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