religione

Dalle Cucine Economiche ai malati terminali: il lavoro delle francescane elisabettine

Gelsomino Del Guercio www.operadellaprovvidenza.it
Pubblicato il 14-09-2019

Ecco le loro delicate attività (che sono valse anche un premio)

La diocesi e il Comune di Padova premiano le suore francescane elisabettine.

A Casa Maran di Taggì di Sotto (Villafranca Padovana), il vescovo monsignor Claudio Cipolla ha voluto personalmente ringraziare le tante suore che nel tempo hanno prestato servizio alle Cucine economiche popolari (Cep) di Padova, una vero e proprio "rifugio" per i più bisognosi della città. 

LE 18 SUORE

Attualmente, scrive il Sir, sono 18 le francescane elisabettine viventi, che hanno prestato servizio alle Cucine, che si sono ritrovate a Casa Maran insieme alla madre generale suor Maria Fadin, alla provinciale suor Paola Rebellato, alla comunità elisabettina che dal 4 ottobre prossimo, festa di san Francesco, tornerà a vivere, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, sopra alle Cep di via Tommaseo a Padova e a tantissimi amici, familiari, sacerdoti, ex obiettori, operatori e volontari e benefattori delle Cucine.

A Casa Maran era presente anche il sindaco di Padova, Sergio Giordani, che ha consegnato a suor Lia Gianesello il sigillo della città di Padova, come segno di riconoscenza per il prezioso servizio reso alla città in oltre 30 anni di presenza alle Cucine economiche popolari.

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I MALATI TERMINALI

Dai poveri agli ammalati. Casa Santa Chiara a Padova è nata nel 1994 allo scopo di accogliere i malati di Aids. Successivamente, dal 2006, accoglie anche malati oncologici nelle ultime fasi della loro esistenza terrena.

Vi operano 21 professionisti, 2 medici e una psicologa. L’aspetto spirituale è curato grazie alla presenza di un sacerdote e delle suore francescane elisabettine costantemente presenti nell’opera. 

Le suore che più rappresentano in questo momento Casa Santa Chiara sono Suor Chiara e suor Lia. Le due elisabettine, come scrive Fidelity House, parlando del rapporto con gli ospiti e con i loro parenti, usano il termine «sinergia» perchè, riferiscono le due religiose, «ci prendiamo cura di chi soffre ma anche di chi gli sta accanto. Un lavoro in sinergia, fatto tante volte solo di sguardi e intese».

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"POCO DA FARE E MOLTO DA STARE"

Clinicamente il malato è seguito da personale preparato, per questo le suore elisabettine si dedicano con grande attenzione all’aspetto spirituale e umano. «Noi abbiamo poco da fare e molto da stare» quando la vita mostra i segni del cedimento e la sofferenza bussa alla porta di tutti, persona malata e persone care, riferiscono le due suore.

 

ACCOMPAGNAMENTO DISCRETO

In Casa Santa Chiara, raccontano suor Chiara e suor Lia «si riesce a vivere la ricchezza della relazione anziché doversi occupare di tutta la parte medica e infermieristica che alimenta grande ansia e preoccupazione». 

L’accompagnamento delle due suore e del sacerdote è discreto, non confessionale, l’unzione degli infermi, ad esempio, viene data solo se richiesta.

 

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