religione

Come è la nostra fede?

Edoardo Scognamiglio
Pubblicato il 30-11--0001

Non è forse vero che teniamo troppo alla nostra immagine? Non siamo, forse, preoccupati di quello che gli altri pensano di noi?

Nell’Omelia di martedì 14 ottobre 2014, papa Francesco, soffermandosi sul brano del Vangelo di Luca (11,37-41) proposto dalla liturgia del giorno, ha spiegato l’atteggiamento di Gesù nei confronti del fariseo, scandalizzato perché egli non compie le abluzioni rituali prima del pranzo. «Gesù condanna le persone di buone maniere ma di cattive abitudini», perché un conto è «apparire buoni e belli», altra cosa è la verità interiore. Gesù presenta un vero e proprio monito: «Siete tanto preoccupati dell’esterno, dell’apparenza, ma il vostro interno è pieno di avidità e cattiveria». Gesù condanna fermamente la sicurezza che i farisei «avevano nel compimento della legge», condanna «questa spiritualità della cosmetica». Il riferimento è alla gente «alla quale piaceva passeggiare nelle piazze», farsi vedere mentre pregava e truccarsi con i segni del digiuno. «Perché il Signore è così?» si è chiesto papa Francesco, evidenziando come il Vangelo usi per le azioni dei farisei due aggettivi diversi ma collegati: «avidità e cattiveria». Tale cattiveria è «molto unita ai soldi». Da qui un aneddoto interessante raccontato dal Papa: «una volta ho sentito un anziano predicatore di esercizi che diceva: “Ma, come può entrare il peccato nell’anima? Ah, semplicemente! Per le tasche”». Proprio i soldi, in sostanza, sono «la porta» per la quale passa la corruzione del cuore. Si capisce perciò il motivo per cui Gesù afferma: «Date piuttosto in elemosina tutto quello che avete dentro». L’elemosina è sempre stata, nella tradizione della Bibbia, una pietra di paragone della giustizia. Perché con l’elemosina si condivide il proprio con gli altri, si dona quello che ognuno «ha dentro».

 Nella visione di san Francesco, l’uomo tanto vale davanti a Dio per quello che è e nulla più. Siamo sempre tentati di avere una visione troppo alta di noi stessi. In fin dei conti, la vita spirituale è la nostra esistenza concreta davanti a Dio. Se il cuore non cambia, ha commentato papa Francesco, l’apparenza non conta nulla. «Oggi ci farà bene pensare com’è la mia fede, com’è la mia vita cristiana: è una vita cristiana di cosmesi, di apparenza o è una vita cristiana con la fede operosa nella carità?». Ognuno potrà, «davanti a Dio», fare il suo esame di coscienza.

   

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