religione

Ancora un addio per i frati, che abbandonano la comunità di Ala

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Un'altra tegola sul movimento francescano. La storica comunità di Cappuccini di Ala, in provincia di Trento, nei giorni scorsi ha salutato la comunità consegnando il convento di piazza San Giovani XXIII al decano don Gianpietro Baldo.

TRISTEZZA IN PAESE

Si chiude così un capitolo fondamentale, una lunghissima parentesi di spiritualità ma anche di attività concreta che lascia una profonda tristezza in paese. «A nome della comunità alense - ha detto il sindaco Claudio Solini - ringrazio con tutto il cuore i padri cappuccini; ripeto, è un momento triste per noi perché un pezzettino di cuore va via assieme ai nostri cappuccini. Ma ci tengo ad augurare ogni bene e buon lavoro al parroco che prende in consegna un'eredità pesante».

IL QUARTO CONVENTO PIU' ANTICO

I cappuccini di Ala sono stati in Trentino il quarto insediamento dopo Arco, Rovereto e Trento e sono sempre stati visti da tutti come parte integrante della città. Già dopo la prima comparsa dei frati, profughi dal Veneto nel 1606, la comunità si era attivata per trattenere i religiosi. Il 26 luglio 1606 il consiglio plenario di Ala aveva deliberato di costruire a proprie spese una chiesa ed un convento per i padri.

UNA STORIA NATA NEL 1600

Il 25 ottobre 1610 fu dato ai cappuccini il possesso del convento e la terza domenica di ottobre del 1614 la chiesa fu solennemente consacrata. Quasi due secoli dopo, nel 1782, ci fu la visita al convento di papa Pio VI di ritorno da Vienna e diretto in Vaticano. Poi arrivarono le truppe francesi e il convento fu evacuato. Ma tornò attivo nel corso del 1900.

L'AIUTO AI PIU' DEBOLI

Negli ultimi anni la presenza discreta e preziosa si è concentrata nell'aiuto ai più deboli. Protagonisti in questa opera padre Vito e con lui padre Feliciano, padre Floriano, padre Mauro, padre Leone, padre Paolo, padre Eugenio e frate Silvio, figura ricordata per la sconfinata disponibilità e gentilezza. E questi sono solo gli ultimi dei tanti fratelli in saio che negli anni si sono susseguiti nel convento di piazza San Giovanni, sede del convento.

Il resto, purtroppo, rispecchia il segno dei tempi moderni: crisi di vocazioni, allontanamento dall'attività spirituale della Chiesa. E i conventi, di conseguenza, si svuotano.

Mimmo Del Guercio

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