Le visite dei pontefici
Ha il sorriso aperto e, negli occhi, la felicità di chi ha trovato un tesoro nel campo. Un campo vero, coltivato per anni, con la fatica di chi si alza all’alba, in Romagna. Ma il «tesoro» che Gabriele ha trovato non era tra gli alberi e la frutta da portare alla cooperativa agricola del suo paese, ma nascosto nel profondo del cuore.
Era - è - il Signore, per cui oggi, fra’ Gabriele Casacci indossa il saio francescano, dopo che nel 2012, ha dovuto dire il suo sì alla vocazione definitiva e al cammino della vita consacrata «perché è Lui che ti chiama per primo». E così, la Pasqua di fra’ Gabriele, 45 anni, che a Milano, divide le sue giornate tra il Convento dei Frati Minori Cappuccini di piazza Velasquez e la frequenza allo Studio teologico «San Francesco», preparandosi ai voti perpetui per i prossimi anni, sarà diversa.
Così come lo è stato il Giovedì santo in Duomo, con la Lavanda dei piedi nella quale è stato uno dei dodici uomini prescelti per il rito compiuto dal cardinale Scola. «Prima potevo andare ovunque, lavorare nel sindacato, nella cooperativa, divertirmi in città, ma ora sono ancora più libero», riflette, e sono tanti i piccoli e grandi miracoli che il Signore ha riservato per me. «Ho sempre coltivato, fin da ragazzo, la mia fede - continua -, impegnandomi nel volontariato e cercando di dare il mio contributo alla vita della Comunità. Sentivo, però, un’inquietudine profonda che cresceva di anno in anno, poi di giorno in giorno. Mi “mancava” qualcosa, pur avendo, apparentemente, tutto ciò che si può desiderare: un lavoro nella mia bella terra, gli amici, una fidanzata di origine ucraina della quale ero molto innamorato».
E continua fra’ Gabriele: «Nonostante questo, sempre più spesso, dai 37 ai 42 anni, mi accadeva di dover lasciare i campi per rifugiarmi in chiesa a pregare, talvolta piangendo e chiedendo al Signore di darmi un “segno” che, alla fine, è arrivato. Dal 2007 avevo iniziato a recarmi al Santuario francescano della Verna per la Solennità delle stimmate, che ricorre il 17 settembre e che è preceduta da una Veglia di preghiera notturna. Cinque anni fa, accompagnato da un amico diacono permanente, a tarda sera del 16 settembre, ho capito che non potevo più aspettare. C’è stata come un’esplosione dentro di me: dovevo scegliere, anche se avevo una paura tremenda.
Sono tornato a casa e ho spiegato la mia decisione di farmi frate. Qualcuno ha capito, altri meno, altri ancora, sono rimasti stupiti che un imprenditore nel mondo del commercio potesse lasciare tutto. La mia ragazza, però, mi ha sostenuto e questo è stato importante. E ora sono qui, convincendomi sempre più che è stata la scelta giusta, l’unica che potevo fare davvero. È come un grande amore al quale non puoi resistere. Con il Signore, ogni giorno è una Pasqua di Risurrezione ed è bello viverla oggi accanto a Lui e ai confratelli, nella letizia francescana, nel Convento in festa». (Avvenire)
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