opinioni

Merkel stop alla spesa pubblica

Aldo Cazzullo
Pubblicato il 30-11--0001



Angela Merkel sta ripercorrendo i passi del suo maestro politico (da lei poi tradito), Helmut Kohl. Dopo la caduta del Muro, la Germania si impegnò in una politica espansiva, segnata da forti investimenti pubblici, per favorire il passaggio dell'Est all'economia di mercato, in vista della riunifi cazione. Il debito pubblico aumentò, ma la vecchia Germania comunista pur tra molti squilibri cominciò a riprendersi, e Berlino divenne la capitale più trendy del momento. Pochi anni dopo però, con il trattato di Maastricht, Kohl diede una brusca frenata, passò dal neokeynesismo al monetarismo, tagliò la spesa pubblica, ridusse la massa monetaria in circolazione. Un simile stop and go, o meglio go and stop, produsse un grave squilibrio, da cui la Germania – e di conseguenza l'Europa – stentò a riprendersi. Ora la Merkel ha fatto esattamente lo stesso. Prima una fase espansiva, di forte spesa pubblica, per mettere in sicurezza le banche, sopperire ai guai della fi nanza privata con un grande impegno della fi nanza statale e far ripartire un'economia ferma. Certo la Germania non ha speso le cifre americane e neanche quelle inglesi, ma il defi cit ovviamente è salito. Da qui la decisione della Merkel di varare un piano di tagli per 80 miliardi di euro in quattro anni. Ma una simile gelata su un'economia che aveva appena cominciato a riprendersi, peggiorata da un'inversione di politiche sociali e fi nanziarie avvenuta nel giro di pochi mesi, può avere conseguenze molto gravi, anche fuori dalla Germania. Proprio come ai tempi di Kohl e di quel trattato di Maastricht che ci ha dato l'euro ma ha privato l'Italia dei due pilastri della sua crescita nel dopoguerra, una moneta debole e una spesa pubblica fuori controllo, aprendo una fase di scarsa crescita che purtroppo dura tuttora.

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