Le visite dei pontefici
Una delle maggiori difficoltà, nello stabilire una datazione certa per l'inizio della costruzione della chiesa, riguarda l'assenza di materiale documentario relativo all'arrivo dei francescani nella città. Allo stato attuale si possono formulare tre ipotesi: la prima la vuole costruita su precedenti strutture di pertinenza benedettina (G. Spano, 1868); la seconda, fondata tra il 1324 e il 1330 in seguito all'arrivo, durante la dominazione spagnola, dei frati minori conventuali (C. M. Devilla, 1958); recentemente, infine, si è ipotizzata una presenza di frati francescani nella città già dal 1230, e che nel 1326 Giacomo II d'Aragona desse il benestare alla fondazione ad opera dei francescani catalani.
La ristrutturazione, in ogni modo, è collocabile con certezza nel XVI secolo, anche se le date incise all'interno della chiesa mettono in evidenza che i lavori dovettero essere interrotti e ripresi più volte. Una prima data compare in alto a sinistra, guardando il presbiterio (1523); in un'altra epigrafe, incisa nel lato destro della navata, sul quinto capitello, e nell'acquasantiera compare la data 1558; nelle cappelle ai lati del presbiterio compare la data 1584.
La struttura della chiesa ha uno schema rettangolare mononavato. Tale schema, sostiene Lavedan, si è sviluppato autonomamente in Catalogna, giungendo a perfezione formale intorno alla metà del XIII secolo. Le sue caratteristiche sono un'unica navata ad ampio vano rettangolare, scandita da contrafforti, tra i quali, nella parte inferiore, è possibile ricavare delle piccole cappelle. Nel periodo aragonese, in Sardegna, questa è l'unica tipologia utilizzata, non esistendo strutture trinavate. Lo schema proposto dal Lavedan vede sempre l'utilizzo di absidi quadrangolari o poligonali più strette dell'aula rettangolare. Ma egli considerava la perimetrazione dell'aula comprendendovi le cappelle, visto che nelle chiese spagnole l'abside è, solitamente, della stessa ampiezza e altezza della navata. In Sardegna, al contrario, l'abside è, in genere, più stretta e più bassa della navata (con alcune illustri eccezioni come la chiesa di San Francesco di Alghero, più conforme al modello, dove la zona absidale comprende coro e presbiterio, creando quei giochi di luce tipici delle chiese aragonesi). In questa maniera si ottiene una decisa differenziazione tra lo spazio della navata e quello del presbiterio, accentuata dal fatto che quest'ultimo rimane in una zona d'ombra che segue l'illuminazione accentuata del coro. Forse tali diversità sono attribuibili al permanere, nell'isola, del gusto romanico che aveva determinato l'amore per delle zone d'ombra; ma anche l'insegnamento del gotico centro-italiano dovette avere un suo ruolo. Tale schema differenziato si applicò in Sardegna già dalle prime costruzioni della dominazione aragonese, come nel Santuario di Bonaria (1324 - 1326), iniziato quando era ancora in corso l'assedio di Cagliari.
All'esterno la facciata ha forma a capanna semplificata, appena movimentata dal portale archiacuto, impostato su esili colonnine, che presenta molte affinità con quello della facciata di San Pietro di Assemini, con l'unica differenza che in quest'ultimo è maggiormente evidente la strombatura. Un rosone e due oculi, tutti leggermente strombati, sono l'unica decorazione della facciata. Alcune affinità sono riscontrabili con la facciata di San Giorgio di Perfugas: nel materiale utilizzato, la trachite rossa, e nella presenza di due oculi, laterali al rosone centrale, anche se in posizioni differenti. Ma ad Iglesias la facciata ha un'ampiezza maggiore, comprendendo anche le cappelle, mentre nella chiesa di San Giorgio rimangono esterne. (isolasarda.com)
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