Le visite dei pontefici
Del primo voglio ricordare un monito che rivolse alla classe politica di allora nel suo ultimo discorso parlamentare del 9 marzo 1977. Un monito che ancora oggi può essere rivolto all'attuale classe politica, come se nulla fosse cambiato. Come se quei giorni non ci fossero mai stati.
«Alto e difficile compito è dunque il nostro, specie in presenza della diffidenza, del malcontento, dell'ostilità che, bisogna riconoscerlo, predominano oggi nell'opinione pubblica. [...] È doveroso considerare come importante lo stato d'animo degli italiani, il sospetto nei confronti del mondo politico, la convinzione che del torbido ci sia, e vada scoperto ed eliminato. E una forza spontanea che potrebbe rompere gli argini, come talvolta fa, pericolosamente, la furia popolare. Si deve essere attenti a queste cose, per senso di giustizia e per accortezza politica. [...]». Perchè quel sospetto che sottolineava l'on. Moro – oggi, come allora – è un «Sospetto di indulgenza o sospetto di severità, sospetto di insabbiamento o sospetto di persecuzione [...]».
Speriamo che la lezione, prima o poi, venga imparata. Da tutti.
Di Peppino Impastato, ucciso per il suo coraggio e la sua voce instancabile contro la mafia, voglio rammentare un passaggio di una poesia di Vladimir Majakovski a lui cara «Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada». Perchè i ragazzi sono tutti in strada e sono pronti ad entrare in quelle stanze e a spalancare quelle porte.
Lo stanno già facendo. Non ve ne siete accorti?(Espresso)
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