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La firma genetica C4 è quella che indica una longevità tendente a superare i 106 anni, o comunque una morte collocabile oltre questo paletto. La firma C16 tra i 99 e i 106, C6 e C9 dai 100 in poi.
Sono 19 le firme genetiche che caratterizzano la longevità e sono state individuate studiando mille americani arrivati a un'età tra i 95 e i 119 anni. Firme genetiche che possono già ora predire, con una certezza del 77-80%, chi arriverà alla fine di una lunga vita senza ammalarsi mai, chi tenderà ad ammalarsi tardi (molto tardi) e chi è predisposto a sopravvivere anche decenni a malattie che mietono vittime tra gli individui non «griffati».
Insomma se l'uomo è geneticamente programmato per vivere mediamente 120 anni, occorre ora sapere quali mutazioni del Dna impediscono l'obiettivo o lo favoriscono. E riuscire poi a scoprire il segreto dei centenari non griffati (sono stati individuati): longevi grazie a stili di vita sani, a mutazioni rare, all'ambiente in cui vivono, per ciò che mangiano.
Il primo passo sono le 19 firme genetiche individuate dal team di ricercatori guidati da Thomas Perls e da Paola Sebastiani della Boston University. Il lavoro è stato pubblicato ieri su Science con il titolo Genetic signatures of exceptional longevity in Humans. Coautore Annibale Puca, genetista del Polo scientifico MultiMedica di Milano, rientrato in Italia sette anni fa. Nel 2001, al Children Hospital di Boston, è stato lui a scoprire sul cromosoma 4 dei geni direttamente coinvolti nei meccanismi che allungano la vita e proteggono l'organismo dalle malattie. Il lavoro pubblicato da Science è il primo studio genetico condotto su un grandissimo numero di ultracentenari e su altrettanti controlli «normali».
I ricercatori hanno individuato circa 300 mila varianti geniche (SNPs) e identificato 150 combinazioni che, se analizzate simultaneamente con un modello di calcolo innovativo, riescono a predire se un individuo raggiungerà, o supererà, i cento anni con una precisione dell'80% circa. Varianti che si sommano in 19 firme genetiche condivise da super longevi con caratteristiche simili quali l'età di sopravvivenza ed il ritardo a contrarre la malattia di Alzheimer, o le malattie cardiovascolari e l'ipertensione, o i tumori. Ogni firma un modo diverso di arrivare a cent'anni e oltre. Commenta Perls: «È un passo ulteriore verso una genomica personalizzata e verso la medicina predittiva». Importante anche la scoperta di centenari senza griffe. Due le ipotesi sulla loro longevità: fattori ambientali positivi o ulteriori varianti geniche. E conclude Puca: «Sarà di estremo interesse identificare i fattori genetici protettivi per alcune malattie e quelli che, invece, aumentano il rischio». E se uno volesse sapere a quale firma genetica appartiene? Per ora potrebbe saperlo un americano. Gli italiani invece devono aspettare le loro «firme». Ci sta lavorando Puca.
(Corriere)
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