Le visite dei pontefici
È un nome, una firma, un logo ormai potente quanto quello di una rockstar, basta evocarlo e Caravaggio riesce a fare evento, a muovere masse, vedi la mostra alle Scuderie del Quirinale che registra ogni giorno grandi pienoni. Su Caravaggio, di cui peraltro quest'anno corre il quattrocentesimo anniversario della nascita, punta anche l'estate salentina sulla scorta di un programma di marketing territoriale che vuole coniugare cultura e turismo. Lo ha detto ieri il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, in occasione della conferenza stampa per illustrare la mostra «Caravaggio? L'enigma dei due San Francesco», tenutasi al Palazzo del Governo di Bari, alla presenza del Sottosegretario di Stato all'Interno, Alfredo Mantovano, del Prefetto di Bari, Carlo Schiraldi, e del curatore dell'evento, Ruggero Dimiccoli. Un progetto espositivo che porterà a Lecce, il prossimo 3 luglio a San Francesco alla Scarpa, due capolavori del maestro lombardo, o meglio uno attribuito sicuramente alla sua mano, l'altro probabilmente di scuola. Si tratta di due dipinti identici, due «San Francesco in meditazione», di proprietà del Fondo edifici di culto, dipendente dal Ministero degli Interni, istituto che dal 1985 predispone la conservazione e la tutela del patrimonio ecclesiastico in base ad un accordo tra la Repubblica italiana e la Santa Sede.
L'idea di imbastire una mostra intorno alle due tele è nata proprio a Bari, nella sede del Palazzo del Governo, quando nel 2006 veniva ospitato l'evento «La gioielleria di Dio», in cui, insieme a numerosi capolavori, venivano mostrati per la prima volta al pubblico i due pregevoli quadri. Come ha spiegato Dimiccoli, l'esposizione leccese, corredata da un esaustivo apparato didattico relativo alle differenze stilistiche delle due opere, alle tecniche di restauro utilizzate e di indagine messe a punto sul fronte storiografico per accertarne l'attribuzione, vuole suscitare domande proprio in merito all'attendibilità degli strumenti usati per definire l'autenticità di un opera d'arte. E a questo riguardo i due «San Francesco» offrono calzanti opportunità per seguire un dibattito ancora aperto. Di provenienza diversa, l'uno, quello sulla cui originalità molti studiosi convergono, è stato rinvenuto nella chiesa di San Pietro a Carpineto Romano ed è attualmente in deposito presso la Galleria di Palazzo Barberini, l'altro, quello più controverso, è invece custodito nella Chiesa dell'Immacolata Concezione a Roma.
Lasciando da parte le diatribe accademiche, i due dipinti palesano sicuramente un impianto caravaggesco nell'impostazione, uno spazio vuoto che nega le sicurezze prospettiche del Rinascimento, da cui emerge con sapiente gioco chiaroscurale il soggetto. Un San Francesco intensamente concentrato nella preghiera, secondo i dettami devozionali della Controriforma, da cui affiora però una religiosità schietta e sentita , con una attenzione ai dettagli, un teschio e una croce, indiscusse iconografie entro cui si dispiega lo spettro della caducità della vita. La mostra, visitabile fino al prossimo 5 settembre, farà da apripista ad un grande evento previsto per l'autunno, preannunciato dal soprintendente per i beni artistici della Puglia Fabrizio Vona: una grande ricognizione sulle opere di scuola caravaggesca napoletana, presenti nel Salento, a testimonianza di una committenza colta e aristocratica che guardava all'allora capitale dell'arte per le proprie committenze. (Corriere della Sera)
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