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Costume/Imparate l'affettività. A lezione con i sacerdoti

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



A lezione di affettività da sacerdoti e catechisti. «La Chiesa non può tacere sul tema della sessualità: nell'educazione bisogna insistere sull'affettività». L'educazione cristiana non può e non deve prescindere dall'affettività e dal rapporto uomo-donna. Perciò i preti devono riscoprire e potenziare il lavoro di «accompagnamento spirituale» dei fedeli. «Affettività, questione antropologica, stili di vita fondati sui valori», annuncia il segretario generale della Cei, Mariano Crociata. A ventiquattr'ore dal monito papale contro l'educazione sessuale obbligatoria, al Vicariato di Roma è partito il corso per educatori su «affettività, amore e sessualità», per contribuire a un'educazione sessuale cristianamente fondata. Oggi, sostiene Crociata, «non può essere perseguita una educazione cristiana che non abbia una visione, una parola, un modello da indicare circa il rapporto uomo-donna». Inoltre «l'evoluzione intervenuta nella mentalità e nella prassi di tante persone richiede una posizione chiara e coerente sul piano antropologico ed etico, e quindi anche culturale e spirituale, oltre che su quello teologico». Se manca tale posizione «il rischio è semplicemente di risultare insignificanti e di far apparire insignificante la stessa proposta cristiana». Via libera ad insegnare «affettività» in scuole e parrocchie. Non però la sessualità ridotta a «meccanica» come per l'insegnamento obbligatorio dell'educazione sessuale negli istituti nel Regno Unito (per tutti gli studenti dai 15 anni in su e senza possibilità di esenzione) dove l'episcopato ribadisce che «l'educazione dei giovani nelle scuole deve essere organizzata nell'ambito di un processo che li aiuti a sviluppare stili di vita salutari e rispettosi della santità della vita». L'obiettivo è fare in modo che «i giovani abbiano più stima in se stessi e credano al valore della vita matrimoniale, proteggendoli dalle pressioni esterne che invitano le nuove generazioni a praticare una vita sessuale precoce e ad avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio». E' necessaria «la collaborazione tra genitori, insegnanti e comunità parrocchiali nell'educazione cattolica dei giovani» perché «mantenere i giovani nell'ignoranza dei fatti, ovvero impedire una comprensione adatta all'età delle forme di contraccezione e dei suoi rischi, oppure nascondere le conseguenze negative dell'aborto, non contribuisce a ridurre le gravidanze in età adolescenziale». Un'esigenza comune ai vari paesi. La nostra opera educativa - evidenzia il numero due della Chiesa italiana- è irrilevante se non tocca questioni che riguardano l'identità della persona particolarmente decisive nel nostro tempo». Tra le «questioni decisive» il vescovo Crociata ha elencato «l'ambito dell'affettività», «l'attenzione alle età della vita» e «il conseguimento di una sintesi compiuta di maturità umana e cristiana». Su questo aspetto, ha invitato ad evitare il rischio della «dissociazione tra fede e vita, tra culto e occupazioni profane, tra servizio ecclesiale e responsabilità pubbliche, insomma tra credente e cittadino». Visto che è in gioco la verità e l'autenticità della proposta cristiana i sacerdoti devono «recuperare ampiamente, se non privilegiare risolutamente, l'accompagnamento spirituale delle persone in una relazione educativa che conferisce forza decisiva alla maturazione personale». Citando Benedetto XVI, Crociata puntualizza che «anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale». (La Stampa)

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