home-eventi

Cardinal Gianfranco Ravasi: Sarò chiamato Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Uscito dalla clausura del Conclave, dopo aver eletto papa Francesco, mi sono avviato lungo Borgo Pio e al di là del Tevere in mezzo alla gente. È stato proprio là che ho sentito quasi il respiro di un popolo: c’era chi, passandomi accanto, mi diceva semplicemente “Grazie!”; c’era chi fermava l’auto e dal finestrino gridava: «Siete stati bravi!»; c’è stato persino uno, dichiaratosi non credente, che scherzando mi diceva: «Sarei quasi tentato di credere allo Spirito Santo!».

La scena si è ripetuta davanti al mio computer ormai intasato da un filo ininterrotto di e-mail con la stessa litania di adesioni entusiastiche, ben lontane dagli stereotipi delle congratulazioni rituali. E tutto, contro le infinite ricostruzioni e ipotesi giornalistiche, è avvenuto con un’inattesa fluidità, facendo balenare ben presto quel volto che ora tutti conoscono. Il confronto è un po’ impietoso ma spontaneo: mentre nelle vicine aule del Parlamento italiano giovani deputati si devono sottoporre a estenuanti dispute per ottenere un risultato positivo, un senato di anziani cardinali ha subito intuito l’attesa del mondo e l’ha resa realtà in una figura emblematica. Aveva ragione ancora una volta Pasolini quando, nel 1968, scriveva: “Il mondo della storia tende nel suo eccesso di presenza e di urgenza a sfuggire nel mistero e nell’astrattezza. Il mondo del divino, nella sua religiosa astrattezza, al contrario, discende tra gli uomini, si fa concreto e operante”. Ormai i primi atti e parole di papa Francesco, senza complessi discorsi programmatici, hanno tracciato un percorso nitido per la Chiesa, icasticamente inciso nelle menti di tutti con la trilogia della sua prima predica: «Camminare – edificare – confessare». Il nome assunto ne è quasi il condensato perfetto. Francesco è il testimone assoluto di Cristo fino al punto di averlo impresso nella sua stessa carne con le stimmate.

È il discepolo della Parola di Dio, la Scrittura “senza glossa” o adulterazione. È l’uomo della semplicità, dell’essenzialità, della povertà e della scelta degli ultimi. È il sostegno della Chiesa, quando ne scopre le crepe, ma è anche il viandante del dialogo, pronto ad approdare nel 1219 a Damietta per incontrare (senza sincretismi e senza integralismi) il sultano d’Egitto, al-Malik al-Kamil. È il cantore della terra vista come nostra sorella e di tutto il creato, segno epifanico del suo Creatore. È l’artefice della pace contro le fazioni in lotta.

Certamente tante altre sfide attendono il Francesco di oggi, alcune anche più modeste ma non per questo marginali: si pensi solo alla riforma della Curia romana, attesa dagli stessi cardinali oltre che da tutti i fedeli. Come membro di questa istituzione, è spontaneo anche per me esserne consapevole e, quindi, impegnarmi accanto a papa Francesco. Come ha testimoniato papa Francesco fin dai suoi inizi, per entrare negli incroci e nelle piazze della storia è necessario tenere alta la purezza della Parola e della testimonianza, abbattendo nella Chiesa ogni scandalo, ogni arroganza, ogni ipocrisia, sulla scia di quanto attestano le labbra e le mani di Cristo.

Infatti, le sue sono parole semplici ma incisive, non passano sopra le teste delle persone in un vago ed etereo spiritualismo, ma partono dai loro piedi che camminano nella storia, impolverandosi nei problemi quotidiani, partecipando a vicende festive e feriali, condividendo riso e lacrime degli uomini e delle donne. Le sue mani, poi, sanano i malati, accarezzano gli emarginati, non temono di sporcarsi con le lebbre di ogni genere. La semplicità del suo linguaggio e della sua azione attinge all’essenzialità della verità e dell’amore e questa semplicità è sinonimo di grandezza. È la grandezza dell’essenzialità che la Chiesa deve saper ritrovare nel suo comunicare, senza temere di inoltrarsi sulle strade informatiche, telematiche e digitali per annunciare il suo messaggio. È quella grandezza semplice che deve pervadere la compassione amorosa, l’operare ecclesiale nella storia, sapendo – col realismo della ragione e l’ottimismo della fede – che l’approdo ultimo non è il baratro del nulla, ma è la risurrezione.

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA