francescanesimo

Scrivere il futuro nel presente

Felice Autieri
Pubblicato il 10-07-2025

L’elezione Ministro generale dei Frati Minori Conventuali. Un intreccio di storia, spiritualità e responsabilità

Quando un uomo viene chiamato a guidare un Ordine internazionale come quello dei Frati Minori Conventuali, non si tratta solo di una nomina: è un momento che intreccia spiritualità, tradizione, responsabilità e memoria viva. È quanto è accaduto sabato 7 giugno 2025 ad Assisi, quando fra Carlos Alberto Trovarelli è stato confermato Ministro generale dell’Ordine per il sessennio 2025-2031. Una scelta che apre un nuovo tratto di strada per tutta la famiglia francescana conventuale, ma anche un’occasione per raccontare ciò che si muove dietro le quinte di un evento così significativo.

L’elezione del Ministro generale, infatti, è il punto di arrivo di un processo che unisce la dimensione canonica e quella spirituale dell’Ordine. Per comprenderne meglio il significato, è utile attraversare il cuore di questa celebrazione in cinque tappe.

Il Capitolo generale

Il Capitolo generale è l’assemblea più importante dell’Ordine: un momento di comunione e discernimento, dove i frati provenienti da ogni parte del mondo si riuniscono per interrogare insieme lo Spirito sul cammino fatto e sulle strade future da percorrere. È lì che si elegge il Ministro generale, si interpretano le Costituzioni, si emettono decreti, si valutano i passi compiuti sulla base della fedeltà alla Chiesa e alla Regola e si rinnovano gli impegni comuni.

Nei primi anni, quando Francesco era ancora in vita, il Capitolo si celebrava ogni anno a Pentecoste, come una grande festa di fraternità e preghiera. La Regola non bollata del 1221 stabilì poi una scadenza triennale, confermata anche nella Regola bollata del 1223. A quell’epoca il Capitolo, non si teneva necessariamente ad Assisi, anche se quella città restava il cuore simbolico dell’Ordine. Si prevedeva anche la possibilità di convocare un Capitolo “straordinario” per l’elezione di un nuovo Ministro in caso di morte, dimissioni o promozione a un altro incarico ecclesiale.

La scadenza triennale fu espressione di un Ordine in forte crescita numerica: aumentavano i frati, le missioni, le province e con tutto ciò la necessità di una forma più strutturata di governo. Nel 1617, il Capitolo celebrato presso il convento dei SS. XII Apostoli a Roma, decretò che la convocazione sarebbe avvenuta ogni sei anni, norma che ancora oggi è in vigore. A metà del sessennio si celebra invece un Capitolo straordinario, per affrontare questioni particolari.

Nel corso dei secoli, i Capitoli generali si sono tenuti in luoghi significativi per la storia dell’Ordine: in primis il convento dei SS. XII Apostoli, sede della Curia generale, con cinquanta Capitoli ospitati, seguito dal Sacro Convento di Assisi con trentanove. Alcuni di questi Capitoli furono presieduti personalmente da Papi: Sisto IV nel 1479, Benedetto XIII nel 1725, Benedetto XIV in tre occasioni, Clemente XIII due volte, e Clemente XIV nel 1771. Una presenza che testimonia il legame profondo tra l’Ordine e il cuore della Santa Sede.

L’elezione del Ministro generale

Il frate eletto Ministro generale diventa, nel linguaggio dell’Ordine, il “successore di san Francesco”. È padre e fratello, guida spirituale e punto di riferimento per tutta la fraternità sparsa nel mondo. La sua non è un’autorità intesa in senso gerarchico, ma un servizio fondato sull’ascolto, sull’esempio e sulla fedeltà al Vangelo.

Uno dei suoi compiti principali è visitare i frati sparsi nel mondo, per verificarne la vita, affinché sia coerente con gli insegnamenti della Chiesa, con la Regola e con le Costituzioni della nostra famiglia francescana. In questo esercizio di cura fraterna, il Ministro ha il dovere di esortare, ammonire e di correggere correggere chi si allontana dal cammino comune. Se non può farlo personalmente, può delegare un altro al suo posto.

Alla conclusione di ogni visita, redige una relazione, una sorta di “ritratto spirituale” della comunità visitata, che descrive il vissuto dei frati, le loro fatiche, i punti di forza e le prospettive di crescita.

La professione di fede sulla tomba di san Francesco

Dopo l’elezione, c’è un momento che unisce solennità e intimità: il Ministro si reca con i frati partecipanti al Capitolo presso la tomba di san Francesco, nella cripta sotto la chiesa inferiore. È lì che emette la sua professione di fedeltà.

Questo gesto ha molteplici significati. È la conferma dell’adesione battesimale a Cristo e un giuramento di fedeltà alla Chiesa e al carisma francescano, nel segno della povertà, della semplicità e del servizio al prossimo. È anche un modo per riconoscere l’autorità spirituale di san Francesco, testimoniata dal luogo stesso in cui avviene il rito: la sua tomba è il punto di riferimento, il cuore pulsante della memoria francescana.

Nel compiere questo atto, il Ministro si presenta come rappresentante di tutti i frati dell’Ordine, vivi e defunti, assumendo il compito di custodire e rinnovare la tradizione spirituale vissuta oggi. Al tempo stesso, la professione di fede rafforza il legame profondo tra l’Ordine e Assisi, la città in cui tutto ha avuto inizio e che continua a essere il centro propulsore della missione francescana nel mondo.

La benedizione con la Chartula

Subito dopo la professione di fedeltà, il Ministro compie un gesto carico di delicatezza: benedice i frati presenti con la Chartula, la lettera autografa scritta da san Francesco a frate Leone nel settembre del 1224. Questo piccolo scritto, denso di affetto e semplicità, è un segno di benedizione fraterna, di comunione spirituale e di fedeltà.

Il Ministro esprime, così, l’adesione personale e istituzionale alla Regola, dichiarando la sua intenzione di servire l’Ordine secondo lo spirito evangelico trasmessoci da Francesco. La benedizione con la Chartula diventa conferma del mandato ricevuto: il Ministro è chiamato a custodire il legame tra i frati e a guidarli con umiltà e fedeltà, in spirito di fraternità e servizio reciproco.

La celebrazione dell'Eucaristia nella chiesa inferiore

Infine, in uno dei momenti più intensi, il Ministro eletto presiede l'Eucaristia nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco. L'Eucaristia è il cuore della vita cristiana. È un atto di comunione con Cristo, con la Chiesa e con i fratelli, in un luogo dove si respira la presenza viva di Francesco.

La celebrazione rafforza il legame tra storia, presente e futuro, tra servizio spirituale e governo concreto. 

L’elezione del Ministro generale e i gesti che ne seguono non sono semplici formalità, ma atti carichi di valore simbolico, spirituale e giuridico. Essi intrecciano norme canoniche, riti antichi, responsabilità concrete e profondi significati evangelici.

La nostra fraternità rinnova la propria fedeltà alla Chiesa, la propria identità carismatica e il proprio slancio missionario. Ogni Ministro generale è chiamato a raccogliere l’eredità di san Francesco con lo sguardo rivolto al futuro: guardare il passato senza rimpianti e affrontare con coraggio le nuove sfide della Chiesa e del mondo.

 

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