francescanesimo

Non solo Greccio. Il Natale per San Francesco

Antonio Tarallo Archivio fotografico Sacro Convento
Pubblicato il 25-12-2021

L’amore del santo di Assisi per la Festa delle Feste non si esprime solamente nel famoso Presepe di Greccio

Non ci fu solo il presepe di Greccio. Certamente, la storia del Francescanesimo ricorda - pur giustamente - il famoso episodio della piccola località vicino a Rieti, nel Lazio. Ma l’amore che portava il santo d’Assisi per questa festa così importante per l’intera Chiesa non fu solamente espresso in quel presepe che ha segnato la storia di tutti i tempi. L’immagine l’abbiamo impressa un po’ tutti nella memoria. Giotto ci ha donato una fotografia di questo evento nel suo ciclo di affreschi di Assisi. La storia è nota. Erano i primi giorni di dicembre del 1223 quando Francesco chiamò l’amico Giovanni Velita, e gli disse: “Quest’anno voglio vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato Gesù nel nascere”. E fece celebrare la Messa di Natale in una stalla con la mangiatoia che diventava, in quell’occasione, altare. Scrivono le Fonti: “Il 25 dicembre giunsero a Greccio molti frati da varie parti e arrivarono anche uomini e donne dai casolari della zona, portando fiori e fiaccole per illuminare quella santa notte. Arrivato Francesco, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima, davanti alla scena del Natale. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non c’erano statuine: il presepe fu realizzato e vissuto da quanti erano presenti”. 

Ma non sarebbe giusto ricordare solo questo episodio della vita di Francesco legato al Natale. Le testimonianze della sua biografia ci aiutano a comprendere che la “regia” di quel momento così importante - sia a livello storico che teologico - nasce dall’amore interiore per la festa del Natale del santo d’Assisi. E’ una connessione che nasce dall'idea della povertà che aveva Francesco della vita, del Santo Natale. Stride parecchio con l’immaginario che abbiamo dei doni, dei pacchi e pacchetti, della corsa al regalo (pandemia o non pandemia, rimane). Quel Dio che diviene Bambino è davvero - per il santo assisiate - un prodigio, qualcosa che lega il Cielo con la Terra. Greccio rappresenta - in una certa misura - l’azione “esteriore” ed “estetica” di un amore-contenuto che nasce dall’intimo cuore  di Francesco per la festa del Santo Natale. Un animo che aveva un solo “obiettivo”: essere un tutt’uno con quello del Bambino Gesù. Nella sua biografia, prima del presepe di Greccio, non sono pochi i “rimandi” che troviamo dell’importanza che questa festa ricopriva nel cuore di San Francesco.

Ad esempio, nella “Vita Seconda di San Francesco d’Assisi” scritta dal Celano, troviamo scritto: “Francesco aveva per il Natale del Signore più devozione che per qualunque altra festività dell’anno. Invero, benché il Signore abbia operato la nostra salvezza nelle altre solennità, diceva il Santo che fu dal giorno della sua nascita che egli si impegnò a salvarci. E voleva che a Natale ogni cristiano esultasse nel Signore e per amore di lui, il quale ha dato a noi tutto se stesso, fosse gioiosamente generoso non solo con i bisognosi, ma anche con gli animali e gli uccelli”. E’ tutto il Creato a partecipare alla grande festa, non solo gli uomini. Questo è l’elemento che va sottolineato in queste parole. 

E, poi, ancora Francesco scrive: “Se potessi parlare con l’imperatore lo supplicherei e lo convincerei a fare una legge speciale… che tutti i podestà delle città siano obbligati ogni anno, nel giorno di Natale, a comandare alla gente di gettare frumento ed altri cereali per le strade, fuori delle città e dei castelli, affinché le sorelle allodole e gli altri uccelli abbiano da mangiare in quel giorno… così chiunque abbia bue e asino sia obbligato a fornire loro generosamente della buona biada” in memoria dei loro antenati che “assistettero Gesù bambino”.

Ancora una volta a partecipare al Mistero non sono chiamati solamente le donne e gli uomini, ma anche gli animali tutti, il mondo intero nelle sue diverse espressioni. Il prodigio del Natale non è elitario, ma è universale. Così come soprattutto per i poveri, per i bisognosi Francesco - ancora una volta - riserva un posto d’eccezione. Voleva che in questo giorno i poveri ed i mendicanti fossero saziati dai ricchi.  Dio immenso si fa piccolo e povero, bisognoso delle nostre cure. Umanità che porta al Cielo, colmo di stelle della notte di Natale. (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)

 

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