francescanesimo

Greccio, dove san Francesco inventò Presepe

Antonio Tarallo Ansa - VATICAN MEDIA
Pubblicato il 22-12-2022

Il Santuario si trova a ben 635 metri di altitudine

Un sogno che diviene realtà; immagini della mente e del cuore che divengono corpi e azioni; una “regia” teatrale - così si potrebbe definire - che in una notte del lontano 1223 trova il suo compimento, grazie a dei personaggi “in carne ed ossa” e “scene” naturali, reali. L’incanto del Presepe di Greccio di San Francesco è ben noto a tutti, e non può essere altrimenti, visto che stiamo parlando del primo presepe vivente della storia. Ma questa località così famosa, Greccio, conserva anche uno dei santuari francescani più importanti; un luogo che parla ancora oggi; un luogo che racconta molto della storia di San Francesco.

La storia vuole che frate Francesco, che dimorava sul Monte Lacerone dal 1209, scese a predicare agli abitanti di Greccio; qui, affidò a un bambino del luogo un tizzone ardente; gli chiese di lanciarlo in aria; dove sarebbe caduto, lì, allora, avrebbe edificato la sua dimora. E, il tizzone raggiunse la parete rocciosa dove oggi sorge il Santuario Francescano. Così viene descritta la fondazione del santuario di Greccio, un luogo sacro che sorge nella roccia; un luogo santo che sembra essere un tutt’uno con l’ambiente naturale circostante.

Il Santuario si trova a ben 635 metri di altitudine, su un versante ripido dei monti della cosiddetta Conca Reatina. Nucleo originario del Santuario è la piccola Cappella del Presepio che venne costruita nel 1228: un anno importante per la storia dell’ordine Francescano; è, infatti, l’anno che vede frate Francesco divenire santo; la piccola cappella, cuore pulsante di tutto il santuario, sorge nella famosa grotta in cui, la notte di Natale del 1223, San Francesco d'Assisi rappresentò per la prima volta al mondo la Natività di Gesù. E, proprio sotto il moderno altare di questa cappella, vi è la roccia dove Francesco depose il simulacro del Bambino: un luogo che nel silenzio della preghiera, oggi, sembra farci rivivere quel poetico e sublime momento.

Sulla parete retrostante, troviamo un affresco di scuola giottesca attribuito al Maestro di Narni del 1409: vi sono rappresentate due scene, il Presepio di Greccio e la Natività di Betlemme con l'immagine della Vergine che allatta il Bambino Gesù. All'estremità della lunetta, la Maddalena, protettrice degli eremiti. Nell’affresco del Presepio di Greccio troviamo riproposta l'iconografia dell'omonima scena dipinta da Giotto nella Basilica Superiore di Assisi: Francesco che indossa la dalmatica bianca dei diaconi, è inginocchiato; il suo animo è tutto preso nell’adorare il Bambino; in alto, a destra, il sacerdote celebra la Santa Messa. Dietro la figura del santo, ci sono anche altri personaggi: in primo piano, un uomo con una lunga tunica rossa è - secondo la tradizione locale - Giovanni Velita, nobile di Greccio che divenne grande amico di Francesco; alla sua sinistra, la moglie di Velita, Alticama Castelli di Stroncone, e il popolo di Greccio.

Percorrendo poi uno stretto corridoio, si arriva ai luoghi abitati da San Francesco e dai primi frati: vi è il refettorio dove possiamo ammirare un piccolo lavatoio, una parte del primitivo pavimento e un caminetto restaurato. Vicino all'apertura che porta al primitivo dormitorio due affreschi del XVI secolo. Salendo, poi, una stretta scala, si giunge nel dormitorio detto “di San Bonaventura”, del XIII secolo. Qui, le quindici cellette, sono disposte lungo un corridoio; nella prima, secondo tradizione, avrebbero dimorato: San Berardino da Siena, San Bonaventura da Bagnoregio e San Leonardo da Porto Maurizio.

Accanto a questo dormitorio ligneo, vi è poi la chiesa di San Bonaventura; il luogo sacro risale al 1228; sopra noi, si aprono delle stelle dipinte sulle volte a botte a tutto sesto che costituiscono la copertura della chiesetta; questa chiesetta venne eretta per ricordare la canonizzazione del santo d’Assisi. Sull’ampio piazzale davanti al convento, si erge una nuova chiesa, costruita nel 1959, su progetto dell'architetto Carlo Alberto Carpiceci. Le due porte dalle quali si accede alla chiesa sono state realizzate dagli artisti Lino Agnini e Alberto Poli.

Il presente, qui, si fonde con il passato. Un passato che, in questi luoghi santi, riconduce la memoria all’affascinante storia di quel primo Presepe vivente realizzato da frate Francesco; un passato che ci porta a rivivere con il cuore e con la mente, quell'avvenimento che ha cambiato la storia del mondo, la Natività del Bambino Gesù.

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