francescanesimo

Dalle donne nasce la vita

Silvia Ceccarelli Archivio Fotografico Sacro Convento Assisi
Pubblicato il 05-02-2019

Con il passare dei secoli la scrittura è divenuta per le donne un mezzo per poter esprimere la propria voce

C’è una autrice italo-francese, vissuta a cavallo tra il 1300 e il 1400, che in una sua opera, L’Epître au dieu d’Amours, scriveva che «tous hommes raisonnables / Doivent femmes priser, chèrir, aimer… / Elles de qui tout homme est descendu». Sono versi in francese antico, che nella nostra lingua risuonano pressappoco in questo modo: «tutti gli uomini ragionevoli / Devono apprezzare, onorare, amare le donne … / Esse da cui ogni uomo è disceso».

L’autrice è Christine de Pizan, ricordata ai nostri giorni per aver saputo conciliare finemente la sua identità di donna a quella di scrittrice. Christine si fece portavoce dei diritti di tutte quelle donne che nel corso dei secoli hanno combattuto contro i privilegi di cui godeva la classe maschile, donne che hanno guidato battaglie, anche a costo della loro stessa vita, pur di conquistare la libertà e affermare i propri principi.

Con il passare dei secoli la scrittura è divenuta per le donne un mezzo per poter esprimere la propria voce, uno strumento per dar forma ai propri pensieri dinnanzi ai fatti della vita, un modo per far capire al mondo quanto fosse importante procedere oltre il corpo femminile per raggiungerne il cuore. Coraggio ne ebbe Chiara d’Assisi, in questo senso: una donna che s’abbandonò alla povertà spogliandosi di abiti e orpelli femminili – nei quali gli uomini vi scorgevano peccato e seduzione – per abbracciare Dio, per seguire le orme del suo caro Francesco. Lei che con la sua grazia e la sua forza fondò l’ordine monacale delle Clarisse, dando spazio, nei suoi scritti, a idee che procedevano contro-corrente, contro cioè la mentalità così brutalmente maschile e maschilista di quei tempi.

Chiara che nel suo Testamento (2832) si esprimeva dicendo che «Il beato Francesco poi, constatando che, nonostante la debolezza e la fragilità del nostro corpo, non avevamo indietreggiato davanti a nessuna penuria, povertà, fatica e tribolazione, né ignominia o disprezzo del mondo, che, anzi, sull’esempio dei santi e dei suoi frati, tutto ciò stimavamo sommo diletto – cosa questa che lui stesso ed i suoi frati avevano potuto verificare più volte –, molto se ne rallegrò il Signore», e dimostrando come il dolore vissuto da ciascuna consorella fosse necessario affinché divenisse preghiera, affinché conducesse ognuna sulle vie del Signore.

In Christine, in Chiara, la parola è preziosa ed entrambe intessono con essa un lungo e sospirato dialogo che permette loro di manifestare propositi fecondi e nuove sfide. Quello delle donne è un corpo fragile, eppure vi si riflette la grazia divina, perché dalle donne nasce la vita: esse sono mogli, madri, compagne e amiche e da loro ogni gesto è compiuto in nome dell’amore, in ogni luogo e tempo sono sempre loro a mettere il prossimo al centro della propria esistenza. Chiara, toccata intimamente dalla semplicità delle cose e da tutto ciò che nel contempo potesse farla sentire in pace con se stessa confidò di continuo su Francesco, il rivoluzionario, il quale seppe apprezzarne sia l’animo gentile sia le doti spirituali che le permisero di acquisire un ruolo di rilievo nella vita religiosa del suo tempo.

Tutti gli uomini dovrebbero curare e prendersi cura delle donne, e allontanare qualsiasi tentazione di dominio o sopraffazione su di esse. Le donne dovrebbero invece continuare a lottare con le armi della cultura e dell’istruzione, cosicché nessuna si pieghi mai a una qualche forma di abuso o di violenza.

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