francescanesimo

L'accostamento è triplice: Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e si cinse con un asciugatoio e infine, lavò i piedi

Vorrei proporre a ciascuno di noi una possibile lettura tra il giovedì Santo di Gesù e quello di Francesco. Don Tonino Bello ha chiamato quello di Gesù la "Chiesa del grembiule" o del servizio. Vorrei chiamarla, guardando Francesco, la "Chiesa del lebbroso" o dell'abbraccio. L'accostamento è triplice: Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e si cinse con un asciugatoio e infine, lavò i piedi . Francesco invece, chissà se era un giovedì, scese da cavallo;  depose l'armatura e abbracciò il lebbroso.

Questo triplice dinamismo per Gesù avviene nel Cenacolo, per Francesco nella piana di Assisi. Questa triplice azione richiama le periferie e la Chiesa "in uscita" di papa Bergoglio. Il primo dei tre gesti di Gesù ricorda che l'Eucarestia non sopporta la sedentarietà, non tollera la siesta.  Ci spinge a lasciare le cadenze residenziali per farci gesto e missione di fuoco. Il secondo gesto ci invita a deporre il tornaconto, il calcolo e l'interesse personale per assumere, come afferma don Tonino Bello, la nudità della comunione. Si tratta di deporre lusso, spreco, arroganza e prevaricazione per indossare semplicità, debolezza e povertà. A sottolineare che "pauper" non si oppone a "dives" ma a "potens".

Ed infine, Gesù che lava i piedi e Francesco che abbraccia il lebbroso è la logica del servizio, della fraternità. Chi serve è sempre un uomo fraterno. E' evidente che tutto quello che facciamo è vero, buono e bello se parte dal rapporto con Cristo. Assumere questi tre gesti significa morire per risorgere, e allora il Giovedì santo è la chiave di lettura esistenziale  e spirituale del Triduo Santo che ci conduce dalla morte alla resurrezione.

Cari amici, è questo il nostro augurio pasquale