fede

Santa Marta, Il Papa pensa alle famiglie

Elisabetta Reguitti Vatican Media
Pubblicato il 16-03-2020

Che possano scoprire nuove espressioni di convivenza

Il Papa pensa alle famiglie. Nella sua profonda normalità inizia la Santa Messa da Casa Santa Marta chiedendo di pregare per le famiglie “che magari non possono uscire per la quarantena che possano scoprire nuovi modi, nuove espressioni di convivenza. In questa occasione bella per trovare i veri affetti”.

Oggi come al tempo di Gesù Naamàn il siro (Lettura 2Re 5,1-15) e la gente della Sinagoga del Vangelo (Lc 4,24-30) si “sdegnano della semplicità di Gesù”.

Il Papa lo ripete come fa sempre quando vuole che passi il messaggio: “Lo sdegno porta alla violenza fisica e delle chiacchiere”.

Nella sinagoga di Nazareth lo scandalo per quell’uomo semplice figlio di un falegname che voleva insegnare ai sapienti. Naamàn “un bravo uomo aggiunge il Santo Padre” che si sdegna per l’invito del Profeta a bagnarsi sette volte nel fiume Giordano”.

Erano tutte brave persone ma si indignavano e si sdegnavano della semplicità di Gesù. Lo hanno cacciato perché lo sdegno porta violenza fisica e delle parole”. Ma non solo. “Lo sdegno è un ceto sociale è gente che si sdegna proprio per sentirsi persona”.

Il Signore a cui Papa Francesco invita tutti a rivolgerci e pregare invece è Dio che agisce nella semplicità, nel lavoro di tutti i giorni, nella famiglia, nelle cose semplici.

Lo spirito mondano porta verso la vanità e le apparenze, entrambe portano alla violenza. “Lo sdegno - rincara - è quello che nella teologia viene definito scandalo farisaico”.

Poi l’aneddoto di quotidianità perchè Papa Francesco è uno di noi anche per questo. “Mi hanno mostrato un video sul telefonino - racconta- un palazzo in quarantena e un uomo che vuole uscire di casa. Davanti a lui una persona che gli dice che non si può. Lui lo picchia. Gli dice come puoi tu negro impedire che io vada.”

La pausa del Papa.

“Ecco la violenza di chi si sdegna”.

Elisabetta Reguitti

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