fede

Pellegrini dell'anima per confessare la fede e la carità

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Come Chiese particolari umbre abbiamo, in quest'anno 2013, due provvidenziali circostanze per vivere in modo più comunitario l'Anno della fede e per tentare di rispondere concretamente, almeno in parte, a tale preoccupazione nel sentire comune.

Due circostanze legate al patrimonio spirituale delle nostre Diocesi, conosciuto e apprezzato dal mondo intero: la Chiesa di Orvieto-Todi celebra, da domenica 6 gennaio, un Giubileo eucaristico, nel ricordo del noto miracolo di Bolsena avvenuto 750 anni or sono; il 4 ottobre 2013 la nostra Regione Umbria sarà di turno alla basilica di San Francesco in Assisi, per accendere la lampada votiva con cui l'intera nazione, rappresentata ogni anno da una regione, rende omaggio al Santo Patrono d'Italia.

Da questi due momenti, che vedranno coinvolte sia le comunità ecclesiali sia le autorità civili (specie per l'accensione della lampada al Patrono d'Italia), vorrei delineare tre indicazioni sia in ottica pastorale sia in ottica socialeculturale, perché queste tappe non rimangano isolate, ma segnino il cammino delle nostre Chiese, della nostra terra umbra: San Francesco è stato credibile e creduto perché si è posto accanto ai lebbrosi e ai poveri, facendosi forza nell'abbracciare la croce di San Damiano.

A distanza di otto secoli la figura di san Francesco continua a essere viva e attraente; con la medesima energia, volontà e umiltà siamo chiamati a farci prossimi verso i fratelli provati da qualunque tipo di indigenza. La confessione della fede sarebbe ben poco credibile se non si coniugasse con la testimonianza di carità. Ci chiama ad essa in modo speciale il periodo di crisi sociale, economica e occupazionale che colpisce anche la nostra regione. La confessione della fede non è solo adesione a una dottrina, ma è prossimità alle persone, così come ha vissuto Cristo e, di riflesso, san Francesco.

riDare senso al tempo Chi di noi non ha dubbi e incertezze (e non dobbiamo sentirci lebbrosi, perché dubitiamo)! A volte, però, sono gli stessi dubbi che ci costringono a fermarci, a pensare, a vivere il tempo e la quotidianità da un'altra prospettiva. Così com'è accaduto per il sacerdote che, fermatosi a Bolsena nel 1263, non credeva all'eucaristia come corpo di Cristo, sanguinando nelle sue stesse mani. È proprio nell'Eucaristia, specie nella Santa Messa domenicale, che troviamo il cuore per ridare senso alla nostra vita di cristiani e le ragioni di speranza per il nostro presente e futuro. San Francesco ci viene in aiuto: uomo evangelico ed eucaristico, egli può essere per noi guida sicura sia per riscoprire il senso della fede sia per rinnovare il nostro amore all'Eucaristia.

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