fede

Nel concilio la chiesa ha provato la sua universalità

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nella storia della Chiesa, ha ricordato papa Ratzinger, ci sono stati «vari concili, di solito per definire elementi fondamentali della fede, soprattutto correggendo quelle cose che la mettevano in pericolo». Ha quindi citato il concilio di Nicea del 325 che condannò l'eresia ariana e riaffermò la divinità di Cristo; il concilio di Efeso del 431, che affermò Maria come madre di Dio, quello di Calcedonia nel 451 che riaffermò nella unica persona di Cristo due nature, divina e umana.

«Più vicino a noi - ha ricordato papa Ratzinger - il concilio di Trento che nel XVI secolo ha chiarito punti essenziali della dottrina cattolica di fronte alla Riforma protestante o il Vaticano I, che iniziò a riflettere sulla conoscenza di Dio e il primato del Papa, ma fu interrotto per l'occupazione di Roma nel settembre del 1870».

È quanto ha spiegato stamane Benedetto XVI nel corso dell'Udienza celebrata in piazza San Pietro, davanti a circa 20mila fedeli, e interamente dedicata al Concilio Vaticano II di cui domani si celebra il cinquantesimo anniversario.

Invece, se pensiamo al Vaticano II, ha detto il Papa, «vediamo che in quel momento del cammino della Chiesa non c'erano particolari errori da correggere e condannare nè questioni specifiche di disciplina da correggere». «Si può capire allora - ha commentato - la sorpresa del piccolo gruppo di cardinali quando il 25 gennaio 1959 il beato Giovanni XXIII annunciò il sinodo diocesano per Roma e il Concilio per la Chiesa universale».

Il Papa ha parlato a lungo del Concilio nell'udienza del mercoledì. Fu convocato da Giovanni XXIII in quanto «la fede doveva parlare in modo rinnovato, più incisivo, perchè il mondo stava cambiando rapidamente», una fede che però non doveva «avere cedimenti alla perennità» della sua tradizione e della sua verità.La «questione di Dio è stato il punto centrale» di fronte a un mondo sempre più secolarizzato. Su questo punto, riassunto da Paolo VI il 7 dicembre 1965 alla vigilia della conclusione, convergevano i due papi che hanno guidato il Vaticano II.

CONCILIO ESPERIENZA UNICA

«Durante il Concilio Vaticano II ho potuto vedere una Chiesa viva, è stata per me un'esperienza unica».

Domani si celebrano i 50 anni dalla sua inaugurazione e Benedetto XVI, rivolgendosi alle migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro, ha rievocato anche la propria partecipazione all'assise conciliare.

«Ero giovane professore di teologia fondamentale all'università di Bonn - ha ricordato il Pontefice - quando l'allora arcivescovo di Colonia, il cardinale Frings, mi portò a Roma per il Concilio di cui poi divenni perito».«È stata - ha proseguito Ratzinger - un'esperienza unica ho potuto vedere la Chiesa viva con 3mila padri conciliari di tutto il mondo riuniti sotto la guida del Papa».

«Poche volte nella storia - ha aggiunto Ratzigner - si è potuto toccare come allora l'universalità della Chiesa». Il messaggio che vene da una simile assise, era quello di «portare il Vangelo fino ai confini della Terra».

I DOCUMENTI

«Dobbiamo tornare ai documenti del Concilio Vaticano II, che fu un evento di luce che si irradia fino a oggi, essi sono una vera bussola per i cristiani».

Lo ha detto il Papa nella catechesi all'Udienza Generale che ha anche aggiunto. «Dobbiamo liberarli da quell'ammasso di pubblicazioni che invece di farli conoscere li hanno nascosti».(Vatican Insider)

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