fede

Cosa hanno in comune San Francesco e Silvio Pellico?

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 18-03-2018

Il patriota, dopo un lungo percorso di fede, decise di sposare le idee e lo stile di vita del poverello d'Assisi

Nel 1851 Silvio Pellico entrò nel laicato francescano come terziario. Morì tre anni più tardi, il 31 gennaio 1854. Oggi Pellico è considerato uno dei patrioti più noti e autorevoli della storia d'Italia. Ma quale fu il percorso che compì prima di abbracciare il credo francescano? Un politico, un patriota, un uomo battagliero come Pellico non poté fare a meno degli ideali del poverello d'Assisi dopo un lungo percorso di fede.

LA RELIGIONE COME CURA INTERIORE
Pellico, come spiega una delle sue maggiori studiose Suor Felicia Frascogna, vide maturare la sua anima profondamente cristiana durante la prigionia nello Spielberg, il famoso e durissimo carcere. La religione alleggerì il dramma della prigione, il peso di rimorsi, contribuì ad educarlo alla fratellanza universale. La religione divenne il fondamento di tutte le virtù da lui vissute, particolarmente l'abbandono alla volontà di Dio, la pazienza nel sopportare le prove, la capacità di perdonare e amare tutti. Graziato dall’imperatore d’Austria, al termine della prigionia (venti anni circa) fece ritorno a Torino, dove fu ospite dei marchesi di Barolo, i servi di Dio Carlo Tanredi Falletti e Giulia Colbert, collaborando preziosamente alle loro attività benefiche e religiose.

"SIA BENEDETTA LA PROVVIDENZA"
Dopo dieci anni di carcere, il Pellico ormai purificato, professerà apertamente e con forza la sua fede: «ah! Delle mie passate sciagure e della contentezza presente, come di tutto il bene e il male che mi sarà ancora serbato, sia benedetta la provvidenza» (Le mie prigioni). Nella lirica "Le Chiese" rievoca la cappella dello Spielberg dove ogni domenica partecipava alla Messa. Dopo la liberazione dal carcere, alla madre, che al mattino gli andò incontro per abbracciarlo, narrò le mirabili misericordie usategli da Dio, concludendo con l'espressione «io ringrazio Dio d'avermi condotto vivo in famiglia».

LA BIBBIA
Il suo sentimento religioso fu alimentato dall'assidua lettura della Bibbia, libro che divenne suo indivisibile compagno anche dopo la prigionia. Nella biblioteca reale di Torino si conserva un quadernetto, donato dal Pellico al re Carlo Alberto, nel quale aveva trascritto i passi della Sacra Scrittura che l'avevano maggiormente colpito.

INSIEME ALLA COLBERT
A Torino, Pellico fu ospite dei marchesi di Barolo, i servi di Dio Carlo Tanredi Falletti e Giulia Colbert, collaborando preziosamente alle loro attività benefiche e religiose. Da qui, dopo trent'anni dall'ingresso nello Spielberg, il patriota decise, insieme alla Colbert, di compiere un passo rivoluzionario. L'ingresso nel Terz'ordine, dedicando gli ultimi anni di vita alle opere di bene e ad accrescere la sua spiritualità. 

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