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3 fonti che autenticano le stimmate di San Francesco d'Assisi

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 19-10-2019

Ci sono fonti autorevoli che certificano le stimmate di San Francesco?

Ci sono fonti autorevoli che certificano le stimmate di San Francesco? La risposta è positiva, come ha fatto notare lo studioso di storia della Chiesa dell’Università di Trieste, Giovanni Miccoli, ripreso nel volume "Anime vittima" di Don Marcello Stanzione. 

Le fonti in particolare sono tre.

1) l’Epistola enciclica di Elia;

2) le annotazioni esplicative di Leone nella Chartula di Assisi, le Laudes Dei Altissimi e la benedizione a Leone fatta proprio da Francesco;

3) la Vita beati Francisci o Vita Prima di Tommaso da Celano.

L'ANNUNCIO DI FRATE ELIA

1 - Frate Elia (1178-1253) è stato uno dei primi compagni di Francesco. Aveva completato gli studi giuridici prima di entrare nell’Ordine Francescano e per le sue grandi capacità il Santo gli aveva commissionato molti incarichi, tra cui quello di Vicario dell’Ordine (dal 1221 al 1227). Secondo Giovanni Miccoli, il testo di Elia non è un testo unitario, né un falso (nonostante gli attacchi mossi dai protestanti nel ’600). Difatti un falsario non avrebbe ricordato che Francesco, prima della morte, non solo avesse benedetto ma anche rimesso le colpe. Ciò sembra più un voler ricordare quelle incomprensioni che si ebbero alla fine della sua vita. Il fatto importante è che Elia scrive ai frati per annunciare l’evento stimmatico e per questo motivo ne è primo testimone.

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LE STIMMATE E LE LAUDES

2 - Leone (1195-1271) entrò nella fraternità francescana probabilmente solo nel 1215, dopo aver ascoltato la predicazione dei compagni di Francesco ed esserne rimasto affascinato. Colto sacerdote e abile calligrafo, era molto amato da Francesco per la sua grande umiltà e purezza di cuore, tanto che egli lo volle suo confessore. Negli ultimi anni di vita del Santo lo accompagnò in molte occasioni.

Anche lui era presente a La Verna quando Francesco ricevette le stimmate e scrisse di proprio pugno una pergamena vergata sui due lati, che poi regalò a Leone. Da un lato, il Santo scrisse le Laudes Dei Altissimus e dall’altro la Benedictio fratri Leoni, che quest’ultimo tenne con sé fino alla morte. Le annotazioni in rosso presenti sul documento sono state riportate da Leone, che ha voluto annotare le circostanze che portarono alla stesura del documento e che come lui dice sono state composte “post visionem et allocutionem seraphym et impressionem stigmatum Christi in corpore suo”. Egli interpreta le stimmate come segni tangibili dell’amore di Dio e spiega l’origine delle Laudes Dei Altissimi: esse sono un ringraziamento per i benefici di Dio al suo servo (la visione e il discorso del Serafino e la comparsa delle stimmate sul corpo del Santo).

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LA "CROCE" E LA "PASSIONE" DI CRISTO

3 - Tommaso da Celano (1190-1260) era un frate Francescano dell’Ordine dei Frati Minori e fu presente alla morte di Francesco e alla sua canonizzazione (1228).

Tommaso da Celano, nella stesura della seconda parte della Vita, parlando delle stimmate, ripercorre l’itinerario offerto da Leone nella Chartula. Il biografo di Francesco precisa quanto attesta Elia in riferimento alle stimmate e non le presenta come ferite spirituali, anzi le addita come la “Croce” e la “Passione” di Cristo.

I suoi scritti sono prova evidente di quanto Francesco amava Dio e raggiungono il punto più alto nella Laudes Dei Altissimi. È un’azione di grazie e di perfetta unione a Dio.

 

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