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Ristampata a Città di Castello l'Eneide in volgare

Redazione mostralibroantico.it
Pubblicato il 06-09-2020

Dopo 500 anni, ristampata durante il lockdown, l'evento clou della XX Mostra del libro antico

In pieno lockdown ritrovata e ristampata a Città di Castello Cinquecentina scomparsa. Dopo 500 anni l’Eneide in volgare tradotta da Ippolito de Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, torna in Umbria, a Città di Castello dove due tipografi ambulanti, Antonio Mazzocchi e Niccolò Gucci, la stamparono nel 1539. Evento speciale della 20° Mostra del libro antico e della stampa antica di Città di Castello, che si apre oggi ed è visitabile on line fino a domenica (www.mostralibroantico.it), l’Eneide, secondo libro, in volgare è stata ristampata (in versione “facsimilare”) in pieno lockdown dalla Pliniana Editrice in un cofanetto a cura di Giovanna Zaganelli, docente dell’Università per Stranieri di Perugia e Sarah Bonciarelli, professore invitato all’Università di Louvain nell’ambito del progetto di Studio “Per una storia dei tipografi e librai: l’Alta Valle del Tevere” sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello in collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia. “In realtà è probabile che una tappa a Città di Castello l’Eneide di Ippolito de Medici l’abbia fatta anche nel 1966 quando l’alluvione di Firenze colpì la Biblioteca nazionale centrale dove è conservata e molti volumi furono trasferiti nell’attuale museo Burri dei Seccatoi del tabacco” – ha dichiarato Giancarlo Mezzetti, direttore e curatore della Mostra. “Di questa Eneide si erano perse le tracce e solo delle fotocopie conservate nella Biblioteca di Città di Castello hanno spinto le curatrici a cercare questa Cinquecentina introvabile”. Durante la Mostra del Libro è stato presentato il cofanetto, che esce per la Pliniana Editrice contenente l’edizione facsimilare del II libro dell’Eneide di Virgilio e un volume critico che analizza la traduzione in volgare effettuata dal Cardinale Ippolito de’ Medici. “Non è un caso se l’Eneide di Ippolito de Medici sia stata stampata a Città di Castello; qui la tradizione nell’arte tipografia affonda le sue radici nei secoli” – ha aggiunto, Fabio Nisi, presidente dell’Associazione Palazzo Vitelli a Sant’Egidio che promuove la Mostra in collaborazione con il Comune di Citta’ di Castello. “Non è la prima volta che ospitiamo una Cinquecentina; la Biblioteca comunale di Città di Castello ha un fondo antico di grande valore. Abbiamo scelto l’Eneide per la sua storia speciale, diffusissima quando fu stampata e poi quasi persa, e perché creò un pubblico di lettori in volgare, cioè i primi lettori italiani. Ci è apparso – ha concluso Nisi - tutto molto connesso con la bibliofilia della Mostra e con l’opera di divulgazione della storia locale che stiamo portando avanti”. “Siamo onorati – ha aggiunto il sindaco Luciano Bacchetta - di aver presentato un evento storico-culturale di portata nazionale nella nostra città in cui la tradizione plurisecolare della Scuola grafica rappresenta un grande valore che vogliamo preservare e consolidare. Occasioni come quella di oggi, scoperte e contributi di grande livello culturale ci spingono a tutelare e rafforzare una scuola che abbiamo sempre difeso e che è erede di una tradizione forte sostenuta da un distretto industriale ancora molto radicato”. “E’ un’opera interessantissima dal punto di vista della fortuna di Virgilio e della letteratura italiana in volgare e dunque una ulteriore conferma della ricchezza della cultura tipografica tifernate ed umbra” - ha dichiarato Giovanna Zaganelli, professore ordinario di Semiotica del testo all’Università per Stranieri di Perugia curatrice insieme a Sarah Bonciarelli, professore invitato all’Università di Louvain la neuve (Belgio), che hanno promosso e guidato la ricerca insieme ad altre due giovani studiose, Chiara Gaiardoni e Martina Pazzi, e più diffusamente il professor, Alessandro Scarsella, della Università Ca’ Foscari di Venezia. “E’ una delle prime versioni cinquecentesche del poema latino, nella traduzione in endecasillabi sciolti (cioè liberi dalla rima) da parte del giovanissimo cardinale Ippolito de’ Medici e rappresenta una tappa importante nel percorso della lingua letteraria volgare che vede le tipografie cinquecentesche come straordinari laboratori di cultura e di diffusione della lingua. Il volume dedicato da Ippolito a Giulia Gonzaga, attraverso la similitudine tra l’incendio di Troia e l’incendio del suo cuore per la nobildonna”, ha concluso la Professoressa Zaganelli. “La lavorazione della cinquecentina – ha precisato con un pizzico d’orgoglio, Giorgio Zangarelli, titolare dello Stabilimento Tipografico “Pliniana” (oltre un secolo di attività) e Presidente della Sezione Grafica e Cartotecnica di Confindustria Umbria - ha coinciso con l'emergenza Covid, ma per fortuna "Altra stampa" il codice ATECO sotto il quale è da sempre classificata la nostra attività, è stata ritenuta essenziale e quindi esentata, insieme all'intera filiera, dalla sospensione della produzione decretata il 22 marzo scorso. Pertanto in pieno periodo di lockdown, pur adottando tutte le misure di contenimento necessarie, siamo riusciti comunque a portare a termine questa edizione di alto profilo letterario. Ancora una volta, con in mano questo splendido cofanetto, si riconferma il concetto che l'opera stampata conserva sempre il suo fascino e può imporsi come mezzo privilegiato per una comunicazione dì grande impatto", ha concluso Zangarelli. La tipografia Pliniana, con sede a Selci di San Giustino (PG), è una delle più antiche e conosciute tipografie dell'Italia centrale. Dotata di macchinari per la stampa offset e per la stampa digitale è in grado di soddisfare un'ampia varietà di esigenze: dalla produzione libraria di pregio alla realizzazione di qualsiasi tipo di materiale pubblicitario. In particolare è specializzata nella stampa di volumi di alta qualità e di difficile realizzazione tecnica, libri rivolti ad un pubblico qualificato ed esigente, per la cui realizzazione non si può improvvisare.

LA SCHEDA
Il Distretto industriale nel settore Grafica e Cartotecnica, Città di Castello ha una lunga tradizione di artigiani tipografi che nasce nel 1799 con la Tipografia Grifani Donati, at-tualmente proprietà di un discendente dei fondatori e museo vivente della stampa con macchinari d’epoca. Alla fine dell’Ottocento nasce la Scipione Lapi, stabilimento nel quale saranno stampati libri fondamentali tra cui nel 1909 il Metodo di Maria Montessori. Tra Ottocento e Nove-cento la tipografia tifernate si consolida e si affina nelle tecniche grazie alla scuola gra-fica presente in città che forma generazioni di maestri artigiani. Nella seconda metà del Novecento e soprattutto negli anni Settanta il settore grafico e cartotecnico diventa un comparto industriale di piccole e medie aziende, spesso terzicontiste di grandi nomi dell’editoria nazionale ed internazionale, come Le Monnier e soprattutto Dante Alighieri. Dagli anni Ottanta, il distretto cartotecnico di Città di Castello diventa una realtà rico-nosciuta anche dalle statistiche economiche. In Umbria le aziende della filiera cartaria, grafica e cartotecnica sono oltre 500 con circa 3500 collaboratori che, concentrate prevalentemente nella provincia di Perugia, a Città di Castello ed in altotevere in particolare, rappresentano il 4,4 per cento delle imprese nazionali e 4 per cento degli addetti (fonte Confindustria Umbria).

LA MOSTRA
Questa mattina è stata inaugurata ufficialmente a Palazzo Vitelli a Sant’Egidio la 20^ edizione della Mostra Mercato Nazionale del Libro Antico e della Stampa Antica di Città di Castello, promossa dall'Associazione Palazzo Vitelli a Sant'Egidio e dal Comune e il patrocinio della Regione Umbria con il coordinamento scientifico di Giancarlo Mezzetti. Quest’anno, per le restrizioni legate all’emergenza da Covid-19, la rassegna è il primo evento tra gli appuntamenti di antiquariato librario a svolgersi online, con una vetrina virtuale di 400 opere appartenenti a 40 espositori raccolte in un catalogo consultabile sul portale web della manifestazione (www.mostralibroantico.it). Esperti e appassionati hanno così l’opportunità di ammirare da ogni parte del pianeta il meglio dell’offerta di antiquari provenienti dall’Italia, dalla Francia, dall’Olanda e dalla Spagna, scoprendo opere di notevole pregio e valore economico, tra cui un manoscritto d’ore della metà del 1400 composto da 74 carte con immagini miniate, in vendita a 19 mila 500 euro, e un prezioso libro di viaggi da Venezia a Costantinopoli del 1660, con 75 tavole, quotato 11 mila euro. Nelle pagine del catalogo trovano spazio trattati di astronomia; edizioni facsimilari di esemplari unici custoditi nei musei; una delle più belle vedute di Roma esistenti realizzata da Giuseppe Vasi nel 1765; carte geografiche del XVI e XVII secolo; stampe giapponesi; incisioni di antichi maestri, come Albrecht Dürer e Andrea Mantegna, ma anche di artisti contemporanei come Alberto Burri; opere a stampa raffiguranti l’Umbria. Il catalogo verrà pubblicato anche sui più importanti siti internet italiani ed esteri di settore, consentendo alla Mostra del Libro Antico e della Stampa Antica di proporsi a una qualificata platea di cultori del genere che quest’anno non potranno darsi appuntamento a Città di Castello. In occasione della cerimonia di apertura della rassegna, nella stessa dimora cinquecentesca del centro storico tifernate si sono svolte in presenza le iniziative collaterali in programma, due conferenze dedicate alla tradizione tipografica di Città di Castello e alla produzione artistica del pittore tifernate Vincenzo Barboni.

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