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Siria, la popolazione sconta gli effetti della guerra economica

Asia News LOUAI BESHARA / AFP
Pubblicato il 18-06-2020

La denuncia di alcune suore trappiste: la gente muore di fame, non solo per il coronavirus. Farmacie chiuse, non si trovano i medicinali

I siriani vivono una “situazione insostenibile” a causa della guerra e delle sanzioni internazionali, armi di un “sistema globale di finanzia e geopolitica” che “usa i popoli e le nazioni solo come pedine per il proprio interesse”. È quanto denunciano le suore trappiste di Azeir, in Siria, di fronte al dramma crescente di una popolazione civile vittima dei giochi di potere delle potenze mondiali. Per le religiose è peraltro inutile “agire sugli effetti”, se non si cambiano “a monte le cause” delle sofferenze e ciò non riguarda solo il Paese arabo.

Dal loro monastero nel piccolo villaggio maronita della Siria centro-occidentale, situato tra la città di Tartous e quella di Homs, le suore trappiste tornano a denunciare le durissime condizioni delle persone fra conflitti, embargo economico e pandemia di Covid-19. “La gente attorno a noi - scrive la superiora, suor Marta - sta morendo di fame. Di malattia. Non perché c’è il virus! Ma perché non trova più le medicine ‘normali’, per il diabete, per la pressione, per i tumori, per il cuore”.

Le farmacie sono chiuse, le aziende non importano le materie prime e sono costrette a bloccare la produzione di medicinali. La lira siriana, scrivono le suore, “è svalutata di ora in ora” e “i negozianti non vendono più le scorte” perché la merce perde il proprio valore. “Avevamo sperato” proseguono le religiose, che l’Europa avendo sperimentato “l’esperienza della precarietà” e della “vita minacciata” a causa del coronavirus potesse comprendere cosa significa vivere in una realtà drammatica, di guerra e quanto possono influire le sanzioni in un tessuto già compromesso.

Di recente diverse personalità cristiane hanno chiesto la cancellazione delle sanzioni, per lenire le sofferenze della popolazione. Dall’arcivescovo maronita di Damasco che parla di Paese nella “fossa”, al vicario apostolico di Aleppo secondo cui sono un “crimine”, passando per un medico cristiano che le considera un “ostacolo” nella lotta al Covid-19 si moltiplicano le voci critiche. Fra queste lo stesso papa Francesco, che nel messaggio pasquale ha chiesto che “si allentino […] le sanzioni internazionali”, pur non nominando in modo esplicito la Siria e l’Iran.

Pur riconoscendo che i problemi in Siria non sono dovuti tutti alle sanzioni e vi sono “tante responsabilità, anche interne” con un riferimento ai vertici di governo, le religiose affermano che “il tempo dopo la guerra armata è più difficile”. Oggi vi è una “guerra economica”, fatta di spartizione di potere, privilegi, influenze sul territorio e con i terroristi che “ancora bruciano i campi di grano nel nord”. E pure “il sistema politico-economico interno, che ha resistito con tutto il diritto nel difendere la sovranità del paese, ora rischia di mettere in gioco questa stessa sovranità se non si prende cura adeguatamente delle sofferenze del popolo”.

Resta però il fatto che le sanzioni “sono state rinnovate”, anzi accresciute e gli effetti nefasti si vedono sulla popolazione civile: “Persone come me e come te - affermano le religiose - uomini, donne e bambini… Non ai politici, non ai capi. Le sanzioni sono contro la gente”. “Certo, chi decide di imporle lo sa bene: esasperare la gente per far cadere chi governa, là dove non si è riusciti con le armi. Ma è morale - si domandano - usare la sofferenza dei popoli per fare politica?”. “Noi, da qui, pur essendo in monastero, ci rendiamo conto che c’è chi cerca di portare avanti altre strade, una ‘economia umanistica’ che abbia alla base valori di cultura, di morale, di visione dell’uomo… Per favore - concludono - partecipate a queste strade nuove”.

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