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Krajewski, a Kiev per portare abbraccio del Papa

ORAZIO LA ROCCA Vatican Media
Pubblicato il 13-04-2022

La Via Crucis dell'Ucraina

“Vado a Kiev per celebrare a nome del Santo Padre la Settimana Santa e per condividere con la popolazione sofferente la Via Crucis dell'Ucraina”. Il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere Pontificio e braccio operativo di papa Francesco nella lotta alle povertà e nell'aiuto ai più bisognosi, parla della sua terza missione in terra d'Ucraina mentre è in viaggio verso Kiev. È la terza volta che si reca in mezzo al popolo ucraino dall'inizio della guerra scatenata da Putin. La prima volta l'8 marzo scorso, quando portò aiuti umanitari a Leopoli e “soprattutto – tiene a precisare Krajewski – la vicinanza, la solidarietà e la Parola del Papa”.

La seconda volta, il 29 marzo, il giorno della consegna della prima ambulanza, donata dalla Santa Sede a Leopoli, che lui stesso guidò partendo da Roma. Una seconda ambulanza la consegna oggi, ma questa volta a Kiev, dove vi resterà per tutta la Settimana Santa, fino alla solenne celebrazione della Pasqua di domenica prossima.

Come nei precedenti viaggi, anche questa volta, lei, cardinale Krajewski, porta aiuti umanitari, ma anche l'incoraggiamento attraverso le parole di Misericordia e Perdono lanciate da papa Francesco nella Domenica della Palme. È così?
“Sì, è proprio così. Sono in viaggio già da molte ore, in direzione Kiev, dove consegnerò un'altra ambulanza, dono del Santo Padre, destinata ad aiutare feriti e sofferenti. È un gesto di condivisione pratica e, allo stesso tempo, di profonda sensibilità, perché quanti saranno soccorsi da questa ambulanza saranno simbolicamente accolti dalle braccia del Papa”.

Questa volta, però, il Pontefice le ha assegnato una missione ancora più significativa, presiedere tutti i riti della Settimana Santa a Kiev su specifica delega papale. È come se sarà lo stesso Papa Francesco a “presiedere” la Via Crucis e la Pasqua di Resurrezione tra le terre martoriate dell'intera Ucraina.
“Il Santo Padre è sempre vicino col cuore, con l'anima e la preghiera a chi soffre, specialmente a causa delle guerre. È così che è sempre stato vicino agli ucraini fin dall'inizio della guerra, che lui ha tentato e sta tentando con tutte le sue forze di porre fine. È vero, in questa Settimana di Passione, d'accordo con il nunzio apostolico di Kiev, presiederò i riti pasquali, l'Ultima Cena, l'istituzione dell'Eucarestia, la Lavanda dei piedi, le Stazioni della Via Crucis nelle quali sarà impossibile non sentire e vedere le sofferenze degli ucraini. Ma, come cristiano, non posso non essere sorretto dalla Fede che, ogni giorno, mi ricorda che dopo la Via Crucis e la morte in Croce, Gesù risorge. È la Pasqua della Resurrezione che dedicherò spontaneamente all'Ucraina sofferente”.

Lei, eminenza, in questa Settimana Santa celebrerà i riti pasquali a Kiev in rappresentanza del Pontefice. Forse è un gesto che, in qualche modo, prepara il terreno per un prossimo viaggio di papa Francesco in Ucraina?
“Io vado dove il Santo Padre mi dice di andare. Faccio quello che papa Francesco mi dice di fare per aiutare poveri, bisognosi e sofferenti. In qualsiasi parte del mondo ed ora in Ucraina. Altro non so. È stato il Papa a confermare, durante il recente viaggio a Malta, che la questione di un suo possibile pellegrinaggio in Ucraina è sul tavolo. Ovvero ci stanno pensando. Vedremo cosa decideranno. Nel frattempo, il Santo Padre è sempre in mezzo agli ucraini sofferenti con la preghiera, gli appelli alla pace e al cessate il fuoco”.

Nell'omelia della Domenica della Palme, papa Francesco ha esortato gli ucraini a perdonare i loro aggressori sull'esempio di Gesù che dalla Croce perdonò i suoi aguzzini “perché non sanno quello che fanno” ed il Buon Ladrone. Gli ucraini riusciranno a perdonare?
“La pace, alla quale si arriva necessariamente anche attraverso il perdono cristiano, è un dono di Dio. Occorre pregare, avere fede, e non cadere nella spirale dell'odio. Non è facile, ma è la logica del Vangelo che ce lo insegna e che ogni cristiano, in quanto tale, ha il dovere di seguire. Anche di fronte alle sofferenze più atroci e alle offese più ingiuste. Il supplizio della Croce è sempre lì che ce lo ricorda. E in questa Settimana Santa lo ricorderemo ovviamente anche alla luce delle sofferenze del popolo ucraino con preghiere e parole di perdono e di misericordia”.

Ma cosa riuscirà a dire, nelle omelie pasquali, a una popolazione che da oltre un mese e mezzo vive sotto le bombe russe, con ospedali e scuole distrutti, bambini uccisi, fosse comuni con i corpi di centinaia di civili massacrati?
“Ripeto, di fronte a tanto orrore, è la logica del Vangelo che va promossa, una logica che stride con la guerra, ma che il cristiano non può mai mettere da parte. Una logica di perdono e misericordia che ci viene dal Cristo crocifisso, che dopo la morte risorge. Ed è proprio quello che predicherò in questa Settimana Santa che, come duemila anni fa, culminerà col trionfo della resurrezione. Vale a dire quello che cristiani, credenti e non credenti augurano a tutto il popolo ucraino e a tutte le altre popolazioni colpite da guerre altrettanto ingiuste e crudeli”.

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