Le visite dei pontefici
Nove persone sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta sull’attacco terroristico che nella notte tra il 30 e il 31 luglio nel villaggio di Duma, presso Nablus in Cisgiordania, ha provocato un incendio nel quale è morto bruciato vivo un bambino palestinese di 18 mesi. Sabato 8 agosto è deceduto anche il padre del piccolo a causa delle ustioni riportate. Lo rende noto la polizia israeliana che ha effettuato un raid tra i coloni ebrei degli insediamenti illegali in Cisgiordania.
Perquisizioni e arresti
«L’unità della polizia specializzata nella lotta contro i crimini di matrice nazionalista domenica mattina ha proceduto a perquisizioni e arresti di numerosi sospetti nelle colonie nel quadro dell’inchiesta sui fatti di Duma», dice testualmente il comunicato della polizia.
La madre e un fratellino gravissimi
Oltre alle due vittime, anche la madre 26enne del piccolo e un altro figlio di 4 anni restano in ospedale in gravissime condizioni a causa delle bruciature nell’incendio doloso della loro abitazione. Una volta spento il rogo, sulle mura della casa erano comparse scritte in ebraico che recitavano «Vendetta» e «Viva il Messia». L’ipotesi è stata da subito quella di un attacco effettuato da coloni ebrei ultraortodossi. Tre giovani coloni erano stati fermati nei giorni successivi anche se non erano stati formalmente collegati all’atto terroristico. Il ministero della Difesa israeliano ha reso noto di aver autorizzato un fermo amministrativo di sei mesi nei loro confronti. Il provvedimento può essere prorogato e viene di norma usato nei confronti dei palestinesi sospettati di aver compiuto o voler compiere attentati. (Corriere.it)
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