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Idlib, al via la fragile tregua fra turchi e siriani siglata da Erdogan e Putin

Asia News EPA/PAVEL GOLOVKIN/POOL
Pubblicato il 06-03-2020

Nella regione di Idlib, ultima roccaforte dell’opposizione e jihadista in Siria, si respira un clima di calma apparente con l’entrata in vigore del cessate il fuoco raggiunto ieri a Mosca dal presidente russo Vladimir Putin e l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan. La situazione resta di grande tensione, con alcuni colpi di cannone provenienti dal settore occupato dall’esercito siriano. “Nelle prime ore - racconta Ibrahim Al-Idlibi, uno dei leader dell’opposizione anti-Assad - osserviamo una calma tesa da tutte le parti in guerra”.

Fonti locali riferiscono che i vari fronti in lotta sono consapevoli che a una minima violazione alla tregua seguirà una risposta durissima del fronte opposto e gli equilibri restano precari. La sensazione è di estrema “fragilità”.

Da mesi nell’area l’esercito siriano ha lanciato un'imponente operazione per riconquistare l’ultimo bastione controllato da fondamentalisti e milizie anti-governative filo-turche. Secondo le stime Onu, i combattimenti fra i due fronti avrebbero causato circa un milione di sfollati, che rappresentano l’esodo più massiccio in nove anni di conflitto. Almeno 21 i soldati uccisi fra le truppe siriane; circa 60 i morti fra i turchi.

L’accordo raggiunto ieri dopo sei ore di trattative fra Putin ed Erdogan prevede: un cessate il fuoco in vigore dalla mezzanotte di ieri (ora locale) su tutto il fronte; un corridoio di sicurezza di circa 6 km a nord e altrettanti a sud dell’autostrada M4, una direttrice chiave che collega Idlib con Aleppo e Latakia, sotto il controllo governativo. Dal 15 marzo si terranno pattugliamenti congiunti russo-turchi lungo la strada. Erdogan si è dovuto invece arrendere alla richiesta di un ritiro dell’esercito siriano dai luoghi riconquistati in queste settimane di offensiva.

Intanto la situazione al confine fra Grecia e Turchia continua a essere drammatica, con migliaia di profughi - di diverse nazionalità - nella vana attesa di varcare la frontiera per entrare in Europa. La Turchia aveva deciso di aprire le frontiere con l'Europa per un "ricatto" verso la Ue, che non appoggia fino in fondo i suoi progetti sulla Siria. Ieri Ankara ha deciso l’invio di mille agenti delle forze speciali al confine con la Grecia “per evitare i respingimenti” di migranti da parte delle guardie di frontiera di Atene; il 4 marzo scorso le forze di sicurezza greche avrebbero aperto il fuoco, uccidendo un uomo. Sull’isola di Lesbo, infine, vi sarebbero circa 20mila richiedenti asilo, stipati in campi sovraffollati e nel mirino della popolazione locale, che guarda ai nuovi tentativi di sbarco con crescente ostilità.

Asia News

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