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Gerusalemme. I francesi terminano il restauro della 'Tomba dei re', pretesa dagli ebrei ortodossi

Redazione Asianews.it
Pubblicato il 19-11-2019

Conclusa il mese scorso una lunga opera di restauro iniziata nel 2009 e costata 1,1 milioni di dollari

Una lunga opera di restauro ha restituito, per la prima volta in oltre 10 anni, il libero accesso alla Tomba dei re, uno dei più importanti centri archeologici della zona orientale di Gerusalemme. Tuttavia, in poco tempo l’area è tornata elemento di scontro fra le autorità francesi, che detengono il possesso dell’antichità, e l’ala nazionalista israeliana sostenuta da gruppi di ebrei ultra-ortodossi.

Dopo diversi tentativi, il mese scorso il consolato generale di Parigi ha restituito al pubblico il complesso - di cui detiene la proprietà dalla fine del XIX secolo - al termine di un intenso lavoro di restauro iniziato nel 2009 e costato 1,1 milioni di dollari. Orit Peleg-Barkat, archeologo dell’università ebraica, spiega che “è una delle tombe più elaborate e decorate” del periodo romano, composto da un mausoleo e bagni rituali ebraici con duemila anni alle spalle.

La nomea di Tomba dei re viene da un francese, Felicien de Saulcy, fra i primi nel 1863 a promuovere scavi archeologici in Terra Santa, in relazione ai monarchi della tradizione biblica. Oggi, in realtà, la maggioranza degli esperti contesta la prima versione e associa l’area alla regina Elena, una monarca della Mesopotamia del I secolo a.C. che si è convertita al giudaismo.

Gli ebrei ultra-ortodossi invocano l’apertura del sito senza alcuna restrizione, per pregare e rendere omaggio a figure di primo piano della tradizione antica. Va detto che esso sorge nel quartiere di Sheikh Jarrah, a larga maggioranza palestinese. Per Yonathan Mizrachi, capo di Emek Shaveh, ong che lotta contro la “politicizzazione” dell’archeologia, è il luogo in cui sorge la tomba (Sheikh Jarrah) a renderla così “problematica” per le autorità francesi.

Negli ultimi dieci anni un numero crescente di nazionalisti ed ebraici ortodossi ha acquistato proprietà e beni, erodendo sempre più il divario con la maggioranza palestinese. In quest’arco di tempo si sono anche moltiplicate le manifestazioni di nazionalisti, che invocavano la riapertura del complesso tombale, e le cause in tribunale per strappare la proprietà ai francesi.

Il primo procedimento ha visto per protagonisti nel 2015 due rabbini, che hanno citato in giudizio il governo transalpino. Poi è stata la volta dell’organizzazione ebraica Hekdesh of the Tomb of the Kings, che nel maggio 2019 ha contestato la “legittimità” della donazione alla Francia. Di contro, Parigi vuole mantenere il controllo perché teme una ulteriore formazione ed espansione di una colonia ebraica se il sito archeologico dovesse trasformarsi in luogo sacro ebraico.

In una nota il consolato generale ricorda che la visita al sito può essere fatta solo “in piccoli gruppi” e “secondo le regole”. Una scelta condivisa dal ministero israeliano degli Esteri, che ricorda il “lungo e strenuo” negoziato con le autorità transalpine. L’ammissione al sito è limitata a 60 persone, nei giorni di martedì e giovedì; regole che valgono anche per quanti desiderano pregare i quali devono registrarsi, acquistare il biglietto in rete e indicare un documento di identità.

Limiti evidenti per alcuni gruppi ortodossi ebraici, che non usano la rete e non intendono pagare per entrare in un luogo di preghiera. La Francia, accusa Haim Berkovits in rappresentanza di Hekdes, “sta facendo di tutto per impedirci di venire qui e pregare”.

Asianews

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