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Fra Mosca e Ankara ‘storico’ accordo a spese dei curdi

Redazione EPA/SERGEI CHIRIKOV/POOL
Pubblicato il 23-10-2019

Dopo sette ore di colloqui ieri a Sochi fra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan, Mosca e Ankara hanno raggiunto uno “storico” accordo, che potrebbe allentare la tensione al confine fra Turchia e Russia. Il 9 ottobre scorso l’esercito turco aveva lanciato una imponente offensiva contro le forze curde, con l’obiettivo di creare una “zona cuscinetto” lungo la frontiera meridionale. L’operazione, poi interrotta grazie alla mediazione Usa, aveva già causato in pochi giorni centinaia di morti e oltre 300mila sfollati.

Nel memorandum di intesa fra le parti si è stabilito che i due Paesi condurranno pattugliamenti congiunti fino a 10 km all’interno del territorio siriano, oltre la frontiera turca, nei settori orientale e occidentale in cui si è concentrata l’offensiva turca. Dalle operazioni resta esclusa Qamishli, principale centro curdo dell’area, al cui interno vi è anche una consistente comunità cristiana.

L’accordo fra le parti è anche conseguenza del crescente disimpegno statunitense in Siria, come annunciato a più riprese dal presidente Donald Trump. Una decisione che è stata oggetto, anche in queste ultime ore, di critiche e feroci attacchi da parte di esponenti democratici e repubblicani al Congresso e che ha determinato una crescente influenza della Russia nella regione mediorientale.

A poche ore dalla firma dell’accordo, Ankara ha confermato che “non vi sono ragioni” per riprendere l’offensiva “Fonte di pace”, anche perché i combattenti curdi Ypg si sarebbero ritirati da quella che i turchi considerano la “zona di sicurezza”. A conclusione dei cinque giorni di tregua, ha sottolineato il ministero turco della Difesa, gli Stati Uniti hanno annunciato che la ritirata delle forze Ypg dalla zona è completata”.

Ankara ha strappato una striscia di di terra lunga 120 km fra le cittadine di Ras al-Ain e Tal Abyad, all’interno della quale vorrebbe riposizionare fino a due milioni di rifugiati siriani ospitati in Turchia. In realtà, dietro l’operazione voluta con forza da Erdogan vi è anche l’obiettivo di impedire la nascita di uno Stato curdo indipendente.

Il pattugliamento congiunto dovrebbe partire già dalla giornata di oggi. Al momento non è chiaro se le milizie curde rispetteranno tutte le condizioni previste dall’accordo raggiunto da Mosca e Ankara. Il presidente siriano Bashar al-Assad, in visita alle truppe nella provincia di Idlib, ha ringraziato Putin e manifestato “pieno sostegno” al suo intervento e ha attaccato Erdogan, definendolo “ladro” perché avrebbe rubato “fabbriche, grano, petrolio e terra”.

Asia News

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