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Africa, il difficile compito di essere bambini

Emanuela Campanile Ansa - AARON UFUMELI
Pubblicato il 16-06-2020

Dal 1991 il 16 giugno è la Giornata mondiale dedicata al Bambino Africano

Marciavano per chiedere una migliore istruzione e scuole più adeguate. Poi, i violenti scontri con la polizia segregazionista del National Party, allora al governo. Furono uccisi a centinaia: tra questi, quattro bambini. Era la nuova generazione nera di un Sud Africa infuocato dalla discriminazione razziale.

Da quel 16 giugno di quarantaquattro anni fa, la rivolta si estese in tutto il Paese ed ebbe un ruolo fondamentale nella fine dell'apartheid, sancita nel 1991. Di anni ne passarono parecchi prima che una commissione d'inchiesta accertasse che negli scontri di quella giornata morirono 575 persone. E ne passarano altri fino a quando, proprio nel 1991, l’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) e poi le Nazioni Unite, stabilirono il 16 giugno come data per richiamare l’attenzione sulle condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi nel continente.

La situazione dei bambini in Africa
La bellezza e la ricchezza dell'Africa non bastano a difendere l'infanzia che in numerose aree patisce le tragiche conseguenze di guerre senza fine. Secondo quanto riportato da Save the Children, nonostante i leader africani si siano impegnati a porre fine a tutti i conflitti entro il 2020, le ultime cinque relazioni annuali delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati, rivelano che sono stati fatti solo pochi passi in avanti per proteggere i più piccoli. E questo, da quando nel 2013 è stata lanciata la campagna dell'Unione Africana “Silence the Guns”.

L'incoraggiamento e l'opera dei vescovi
Contro un destino che sembrerebbe segnato, non si ferma l'impegno della Chiesa africana per salvare i propri giovani. In particolare, intervenendo sul fenomeno dell’emigrazione illegale, la Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa Occidentale - la Cerao - si è riunita a maggio per l'Assemblea plenaria sul tema: “Nuova evangelizzazione e sviluppo umano integrale nella Chiesa”. I lavori si sono conclusi con un pellegrinaggio al Santuario mariano di Yagma per chiedere alla Madonna “di intercedere per i paesi africani in preda a crisi di sicurezza e sociali”. I presuli hanno poi partecipato a una Messa e, infine, hanno rilasciato una dichiarazione comune “sulla precarietà dei popoli africani, il loro desiderio di vivere una vita dignitosa in un’Africa ricca delle proprie risorse naturali”. Forte l'invito e l'impegno rivolto ai giovani perchè mettano a frutto i loro talenti nel proprio Pese, così come il richiamo alle responsabilità dei politici.

Il ruolo fondamentale dell'istruzione
Educare i bambini e soprattutto le bambine significa creare nuove generazioni capaci di scegliere il proprio futuro. Solo così, spiega padre Giampietro Pettenon - presidente di Missioni Don Bosco - è possibile dare all'Africa un domani. Certo, prosegue il salesiano, generalizzare non è possibile dato che "diverse e molteplici sono le realtà del continente africano". Ma oltre all'istruzione, conclude Pettenon, è necessario l'intervento di politiche nazionali e internazionali che possano spezzare le dinamiche che dell'Africa fanno un terreno di conflitto e di conquista. (Vatican News)

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