cronaca

Vita da cavie, gli esperimenti sulla pelle degli animali

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni" disse Albert Einstein della vivisezione. Nel 2006, quasi un secolo dopo, Thomas Hartung, consulente scientifico della Ue e direttore dell'Ecvam (il centro europeo per la convalida dei metodi alternativi), scrive su Nature: "Le prove su animali sono scienza di cattiva qualità. Dalla loro sostituzione dipende la vita di milioni di esseri umani". Eppure ancora oggi, una settimana dopo il sequestro di Green Hill, l'azienda nel Bresciano dove si allevano beagle destinati ai laboratori di vivisezione, la legge internazionale pende nettamente a favore della sperimentazione sugli animali, considerata indispensabile dalle aziende chimico-farmaceutiche e da un'ampia parte del mondo della ricerca.


In Italia e in altri Paesi si dibatte riguardo una direttiva europea (la 63 del 2010) ormai prossima al recepimento. Un provvedimento contestatissimo per aver disatteso le garanzie basilari di tutela delle cavie, e deluso quanti si aspettavano un sostanziale passo in avanti rispetto alla normativa in vigore datata 1992 verso l'obbligo di ricorrere a metodi alternativi alla vivisezione. Lo scontento degli animalisti è forte ovunque, anche da noi. Se negli ultimi anni in Italia si è registrata una lieve inflessione, il 5 per cento circa, e il numero degli esemplari utilizzati negli esperimenti è passato da 2.735.887 nel triennio 2004-2006 a 2.6003.671 fra il 2007 e il 2009, si registra però un notevole incremento delle autorizzazioni in deroga: "Sono il 30 per cento in più nell'ultimo biennio e si tratta degli esperimenti più invasivi e crudeli, eseguiti spesso senza anestesia. Abbiamo ottenuto questi dati da un refrattario ministero della Salute dopo un contenzioso legale" spiega Michela Kuan, responsabile del settore antivisezione della Lav.


"Oltre il 73 per cento degli animali è usato per gli studi biologici di base, ricerca e sviluppo di prodotti e apparecchi per medicina umana e veterinaria. Seguono i test per la produzione e controllo di qualità per prodotti e apparecchi (il 16%) e le indagini tossicologiche, le diagnosi di malattie e la formazione. È pure in aumento l'uso di animali vivi e poi soppressi a fini didattici. Da noi gli stabulari sono circa seicento, difficile fare una valutazione del numero degli allevamenti perché molti laboratori producono cavie anche in proprio, parecchie già geneticamente modificate"...(Repubblica)

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