cronaca

L'inquinamento fa male come il virus

Mario Tozzi Pixabay
Pubblicato il 11-11-2020

Procedura di infrazione europea per l'Italia

Stremati da Covid19 gli italiani hanno completamente messo in un angolo quella serie di problematiche ambientali a carattere d'urgenza che vanno dalle conseguenze del cambiamento climatico all'avvelenamento dell'aria. Si tratta di "emergenze" che sono difficili da credere, per chi è abituato a considerare l'atmosfera, cioè l'aria, come qualcosa che non si vede e che non è dunque in grado di provocare problemi di salute. Per fortuna ci pensa l'Europa a metterci sotto procedura di infrazione, in questo caso per aver "sforato" sistematicamente e continuatamente, per quasi dieci anni (fra il 2008 e il 2017), i limiti imposti al particolato atmosferico sottile, il cosiddetto PM10, anche se (solo) in alcune precise regioni del territorio nazionale. È la terza procedura d'infrazione, dopo quella sulle scorie radioattive, cui avremmo dovuto dare albergo "definitivo" già da almeno cinque anni, e quella analoga sul particolato atmosferico estremamente sottile (PM2, 5). 

Italia maglia nera ambientale, dunque? Che la Pianura Padana sia la regione geografica dall'atmosfera più inquinata d'Europa non è certo una novità e alcuni ricercatori stanno mettendo in relazione i picchi di rilascio del particolato atmosferico con i contagi da Sars-Cov-2. Mentre è sicuro che l'inquinamento atmosferico provoca, ogni anno in Italia, 81. 000 morti premature: circa il doppio delle vittime da Coronavius (e il 15% dei morti da Covid19 dipende proprio dall'inquinamento atmosferico). Si tratta poi di una ricorrenza, visto che nel 2012 l'Italia si era già vista comminare una sanzione proprio per aver oltrepassato i limiti del PM2, 5 fra il 2006 e il 2007. E sta per scattare un'altra procedura per lo sforamento dei limiti previsti per gli ossidi di azoto, quelli che sparirono dai nostri cieli durante il lockdown di primavera e che sono puntualmente tornati, in eccesso, non appena sono riprese le attività produttive. In particolare l'Italia presenta circa 140 morti in eccesso per inquinamento atmosferico ogni 100.000 abitanti, non solo attraverso malattie polmonari, ma soprattutto cardiovascolari. E un'aspettativa di vita ridotta di circa due anni. Valori minori rispetto alla Francia (105) e alla Gran Bretagna (meno di 100). La vera emergenza sanitaria nel mondo del terzo millennio è l'inquinamento atmosferico, non la pandemia. E va detto che i limiti medi annui Ue per il particolato sono già superiori a quelli raccomandati dall'Oms. 

Nel cosiddetto bacino padano vive oltre il 40% del totale della popolazione e si produce il 50% del Pil nazionale, ma questa è una buona ragione per avvelenarsi? E le regole ambientali europee non sono forse state liberamente condivise, anche da nazioni tradizionalmente inquinanti? La decisione di ieri fa seguito a un'ulteriore lettera di costituzione in mora del 2016. Se l'Italia non si attiverà entro due mesi, la Commissione potrà deferire il caso alla Corte di Giustizia dell'Ue. La normativa Ue relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa (direttiva 2008/50/CE) stabilisce valori limite per l'esposizione, sia per la concentrazione annua (40 g/m3), che per quella giornaliera (50 g/m3), da non superare più di 35 volte per anno civile. Nella sua decisione la Corte Ue non ha dato rilevanza alla circostanza, invocata dall'Italia, che le aree oltre i limiti non fossero estese a tutto il territorio nazionale. I giudici di Lussemburgo hanno precisato che lo sforamento, anche nell'ambito di una sola zona, è sufficiente per dichiarare un inadempimento della direttiva. L'Italia era stata deferita il 16 maggio 2018. Chiudere al traffico qualche domenica non ci salverà dalla messa in mora. E tantomeno dall'avvelenamento. (La Stampa)

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