Le visite dei pontefici
Era uno spazio aperto ove gli sguardi di persone molto diverse tra loro – sia pure a distanza – s’incrociavano, qualche frase veniva reciprocamente scambiata, i volti rivelavano che alla fine tutti erano simili tra loro. Era questo il significato del cosiddetto “Cortile dei Gentili” collocato nell’area dell’antico tempio di Gerusalemme. Questo “Cortile” simbolico, sede del dialogo tra credenti e non credenti, da qualche anno si è impiantato in tante città del mondo. Ora, per la seconda volta, dopo l’esperienza grandiosa del 2012, approda ad Assisi, ove diventa spontaneamente il “Cortile di Francesco”, l’uomo che non ha temuto di dialogare col sultano d’Egitto, di abbracciare un lebbroso, di coinvolgere il creato in un canto corale. Dal 23 al 27 settembre nella sua città e nel suo Convento, trasformati in un “Cortile” di incontro, affluiranno personalità politiche istituzionali, intellettuali, artisti ma anche tanti uomini e donne pronti ad ascoltare e a parlare.
Là, sia pure in eventi e spazi segnati da simboli e temi molteplici, tutti ritroveranno la propria identità profonda al di là delle differenze di fede, di idee, di comportamenti, di appartenenze politiche e sociali. Al centro, infatti, dominerà la parola UMANITÀ nel suo duplice valore. Da un lato, essa ci ricorda che noi tutti siamo figli di Adamo, quindi membri della stessa famiglia, legati da una comune fraternità tra noi e con la terra che ci ospita e ci nutre. D’altro lato, “umanità” in senso metaforico significa carità, misericordia, compassione, tenerezza, virtù che dobbiamo far brillare di nuovo per convivere in serenità, l’uno accanto all’altro.
Tutti insieme ad Assisi, nel “Cortile di Francesco” – attraverso la società, l’arte, il pensiero, la bellezza – possiamo, così, ritrovare l’armonia nella diversità. Come affermava uno statista tedesco del secolo scorso, Konrad Adenauer, «viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte». Il cielo del “Cortile” di Assisi potrà accogliere i tanti orizzonti differenti e ricomporli nel mosaico di un’umanità molteplice e unita.
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