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Tutta la cristianità in un museo, il progetto dei francescani in Terra Santa

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

A l Castello di Versailles, tra un mese, sarà soltanto un assaggio. Sontuoso, ma solamente un assaggio del futuro museo permanente della cristianità, che la Custodia di Terra Santa, sotto la guida di fra Pierbattista Pizzaballa, sta approntando per il 2015 nei luoghi della vita di Gesù, dei profeti e degli apostoli: «Gerusalemme è città santa per ebrei, cristiani e musulmani - aveva ricordato nel giugno scorso padre Pizzaballa, annunciando il progetto dei francescani - ed è importante per noi preservare il carattere cristiano, e farlo conoscere. In questo senso la Custodia ha pensato a un centro espositivo che faccia conoscere la Gerusalemme cristiana del passato e del presente». E ha pensato in grande: ha pensato al primo e, per ora, unico museo al mondo delle origini cristiane, il Terra Sancta Museum, aprendo l'iniziativa a chiunque voglia e possa sostenerla. Il progetto architettonico, realizzato da uno studio di Brescia, prevede ben tre spazi espositivi, nella sola Città Vecchia, per accogliere sia i pellegrini in cerca di memorie bibliche sia i visitatori laici, a caccia più pragmaticamente di emozioni storiche e artistiche. Tre musei in due sedi, per un totale di 2.573 metri quadrati. Ai quali si sommeranno, in un futuro ancora imprecisato, altri siti a Betlemme, Nazareth, Cafarnao ed a Ein Kerem, un quartiere a 8 chilometri da Gerusalemme. Al Convento della Flagellazione, sulla via Dolorosa, sarà ristrutturato e ampliato il piccolo museo archeologico già esistente, arricchito dagli scavi condotti negli ultimi 150 anni e, in tempi recenti, dal celebre archeologo padre Michele Piccirillo e dal suo successore, padre Eugenio Alliata, professore allo Studio biblico francescano. Cronologicamente, i reperti narrano del primo millennio, dalle origini alle crociate. Accanto, nel Lapidarium, sarà allestito il Museo multimediale, per illustrare attraverso immagini e filmati la metamorfosi dell'antico Cammino della Croce, del Santo Sepolcro e del Calvario dai tempi di Cristo ai giorni nostri, spiegando, tra l'altro, al visitatore come le stazioni della Via Crucis abbiano finito per «perdersi» nell'attuale labirinto del suk arabo. Al Convento di San Salvatore, poco distante, nel settore cristiano della città vecchia, accessibile dalla Porta Nuova, sarà invece concentrato il patrimonio artistico e storico raccolto dai francescani in otto secoli di presenza in Terra Santa, attraverso le donazioni di papi, sovrani europei, duchi e granduchi, delle repubbliche marinare di Genova e Venezia, e da anonimi pellegrini e ricchi mecenati.

Parigi si è riservata, dopo quattro anni di trattative e intensi preparativi, una esauriente anteprima con la mostra Il tesoro del Santo Sepolcro che sarà aperta dal 16 aprile prossimo (fino al 14 luglio) al Castello di Versailles e alla Casa di Chateaubriand e dove saranno esibiti impressionanti pezzi di oreficeria e parati (l'insieme di piviali e casule che compongono il vestiario dei celebranti nella messa pontificale) mai esposti prima, ma anche arredi sacri utilizzati al Santo Sepolcro oggi come quattro o cinque secoli fa. Duecento pezzi quasi tutti provenienti dalla Custodia di Terra Santa, con l'eccezione di qualche esemplare messo a disposizione dal museo del Louvre e dal Vaticano.
Ci saranno la spada e le staffe di Goffredo di Buglione. Un calice liturgico in oro massiccio del XVIII secolo e un altro in argento dorato, dono di Luigi XIV. Una delle due stauroteche seicentesche contenenti frammenti della Croce. Tornerà per la prima volta al suo Paese natale il prezioso piviale ordinato da Luigi XIII, il re dei tre moschettieri, e inviato come omaggio al Custode di Terra Santa nel 1619. Racconta la rivista gerosolimitana «Terre Sainte», nel suo ultimo numero, che il conservatore del museo nazionale dei Castelli di Versailles, Alexandre Maral, si è quasi commosso ammirando l'attento lavoro di restauro condotto da una squadra di piccole e abili monache (le Adoratrici del Santissimo Sacramento della Grotta del Latte) di Betlemme sui gigli di filo d'oro (le armi del regno) ricamati sull'immenso tessuto color cremisi: «Vi rendete conto che noi, in Francia, non possediamo più nulla di Luigi XIII e di sua moglie Anna d'Austria?», ha sospirato Maral, identificando in un angolo le iniziali della coppia reale. Dal re di Spagna, Carlo di Borbone, arrivò invece ai francescani di Gerusalemme, nel 1700, l'oggetto forse più prezioso, almeno economicamente, del «Tesoro del Santo Sepolcro»: un tronetto eucaristico realizzato a Napoli e tempestato di migliaia di pietre preziose, completato da un ostensorio gemmato e da una croce di lapislazzuli. Solo questo pezzo viaggia per Parigi con una copertura assicurativa di 5 milioni di euro. Ma le condizioni del prestito alla Francia valgono i rischi relativi: «I quadri, una quindicina, che saranno esposti alla Maison de Chateaubriand - commenta padre Stéphane Milovic, guardiano del Convento di Betlemme - torneranno tutti restaurati. Perciò sono partiti con tutta l'oreficeria, fin dallo scorso ottobre. La mostra di Versailles sarà divisa in sezioni riferite ai Paesi dai quali provengono i doni: Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Impero Romano-Germanico, Regno di Napoli, Repubbliche di Genova e di Venezia. Al Convento del Salvatore vorremmo ripetere questa suddivisione, tenendo conto che il pellegrino viene qui per ritrovare tracce bibliche, non pezzi di oreficeria barocca».

Dalle crociate in avanti, nelle sale della sezione storico-artistica del futuro Terra Sancta Museum, al Convento di San Salvatore, si seguirà il filo della storia francescana in questi luoghi: l'arrivo di San Francesco, il rapporto con l'Islam, i primi frati sul Monte Sion (il nucleo originale di Gerusalemme). «I crociati - spiega padre Stéphane - vennero qui per vincere con la spada, i francescani con l'umiltà e il dialogo. Conserviamo la bolla di Papa Clemente VI con la quale si riconosce giuridicamente nel 1342 la Custodia di Terra Santa, ufficializzando la presenza dei francescani iniziata a Gerusalemme trent'anni prima». Hanno conservato molto altro: il primo documento mamelucco del 1347, che conferma il riconoscimento, e una massiccia collezione di firmani, decreti dell'Impero Ottomano, di codici liturgici del XIV e XV secolo, di oggetti liturgici unici, come il calice offerto da San Diego d'Alcantara nel 1400, la bacinella portoghese del 1673 con cui il Custode di Terra Santa lavava i piedi ai pellegrini e che tuttora viene usata dal Patriarca il giovedì santo; e poi quadri, arazzi, ori e argenti che probabilmente sarebbero stati persi, dispersi o distrutti nei loro Paesi d'origine.
«A tremila chilometri dalla Francia, si sono salvati così preziosi doni di Luigi XIII e di Luigi XIV, come alcuni bellissimi candelabri d'argento, che in patria sarebbero stati fusi per recuperare i metalli preziosi, utili a finanziare la guerra con gli austriaci e per altri scopi» considera ancora padre Stéphane. C'è materiale sufficiente per più dei tre musei già in cantiere. Ce n'è per un museo a Betlemme, frequentata ogni anno da due milioni e mezzo di pellegrini, per mostrare loro com'erano i luoghi del presepio e le origini della basilica della Natività. Ce n'è per ampliare il sito archeologico di Cafarnao, dove sono indicati i resti della casa di Pietro e per ricostruire, poco lontano, la città com'era. O per valorizzare a Nazareth le tracce di venerazione di Maria precedenti le prime basiliche cristiane. E per allestire una piccola pinacoteca di opere di scuola del Caravaggio a Ein Kerem. Nella terra della moltiplicazione dei pani e dei pesci servirebbe solo un altro miracolo: altri fondi.
Il nucleo più antico del futuro museo è al Convento della Flagellazione dal 1931, con i frutti di 150 anni di scavi in Terra Santa: «L'archeologia è una scienza recente» sorride padre Eugenio Alliata. Nel Convento di San Salvatore andranno 439 vasi da farmacia del Seicento e Settecento: «Ma è un ritorno. Perché lì, fino al 1913, si trovava la farmacia francescana, l'unica della città. Provengono dalla Repubblica di Genova e di Venezia». Qui resteranno le campane che sentirono suonare i Crociati, inclusa una misteriosa coppia a forma di cappello cinese: «Ritrovata 20 anni fa nel castello crociato della tomba del profeta Samuele. Prova che la via era aperta prima di Marco Polo»
Franciscanum e Ats pro Terra Sancta, onlus/ong riconosciuta dal ministero degli Esteri italiano. Il progetto è alla ricerca di sostenitori. Sono benvenute offerte anche di pochi euro, tuttavia i potenziali mecenati sono invitati a compiere donazioni importanti: versando un milione di euro si avrà il nome della propria famiglia, dell'azienda o dell'istituzione legato a una delle tre prime sezioni del Museo; con 300 mila euro si abbinerà il proprio nome a uno dei suoi ambienti principali mentre con 100 mila euro si avrà intestata una sala. Il nome verrà scolpito nella pietra utilizzata per la pavimentazione. Versando non meno di 5 mila euro, infine, si avrà il nome inserito in un'apposita parete all'ingresso del museo.

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