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San Francesco e papa Francesco uniti nella povertà per lodare il Creatore

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il Cantico di frate Sole ha al centro la lode del Creatore. Francesco loda, benedice e invita a custodire il creato, in particolare a non eclissare il lodato che è l’«Altissimo, onnipotente e bon Signore».

Si parla del creato e nella nostra mente appare l’affresco di Giotto raffigurante san Francesco nella nota predica agli uccelli. È stato naturale per Giovanni Paolo II proclamare il poverello di Assisi patrono dell’ecologia ma occorre non cadere nell’ideologia che osanna Francesco come ambientalista, recidendo la radice vitale della sua fede. Restano sempre di una chiarezza veritativa le parole pronunciate da Benedetto XVI quando, nel chiedersi dove Francesco abbia attinto il suo stile, affermava come «non era ambientalista, o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito». Qui è la chiave per capire Francesco e per imparare a custodire il creato in tutta la sua valenza. Francesco, convertitosi a Gesù Cristo, scopre la gioia di vivere in armonia con se stesso, con l’altro, con l’intero creato.

La sua attenzione non è rivolta alla salvaguardia della natura come la intendiamo oggi ma il Cantico di frate Sole ha al centro la lode del Creatore. Francesco loda, benedice e invita a custodire il creato, in particolare a non eclissare il lodato che è l’«Altissimo, onnipotente e bon Signore».

Papa Francesco, nella messa di inaugurazione del pontificato, nell’indicare Francesco come esempio del custodire il creato, richiama la centralità di Cristo: «Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo».

Custodire è uno dei verbi più ricorrenti in papa Bergoglio, basta citare la Lumen fidei: “La fede [...] nel rivelarci l’amore di Dio Creatore, ci fa rispettare maggiormente la natura, facendoci riconoscere in essa una grammatica da Lui scritta e una dimora a noi affidata perché sia coltivata e custodita” (n. 55). Il papa non si ferma al custodire come conservare ma intende la responsabilità «di far crescere la Terra, di far crescere il Creato, di custodirlo e farlo crescere secondo le sue leggi. Noi siamo signori del Creato, non padroni».

Possiamo notare come il custodire sia comune a san Francesco e a papa Francesco che estende il termine nel senso di “fare crescere”.

Il legame tra san Francesco e papa Francesco nel custodire e far crescere il creato risiede concretamente nella povertà: la povertà francescana, come libertà interiore, rende capaci di riconoscere l’invisibile Creatore nel visibile creato.

Domenico Paoletti

Presidente Pontificia facoltà teologica 'San Bonaventura' Seraphicum

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