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Papa Francesco scrive a Repubblica: Dialogo aperto con i non credenti

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Come accadde ad Assisi nel corso del dialogo tra il Presidente Napolitano e il Cardinal Ravasi

"Pregiatissimo Dottor Scalfari, è con viva cordialità che, sia pure solo a grandi linee, vorrei cercare con questa mia di rispondere alla lettera che, dalle pagine de "La Repubblica", mi ha voluto indirizzare il 7 luglio con una serie di sue personali riflessioni, che poi ha arricchito sulle pagine dello stesso quotidiano il 7 agosto". Inizia così la lettera che papa Bergoglio ha indirizzato al nostro giornale e che il quotidiano pubblica nella sua edizione oggi in edicola.


"Mi pare dunque sia senz'altro positivo - prosegue papa Francesco - non solo per noi singolarmente ma anche per la società in cui viviamo, soffermarci a dialogare su di una realtà così importante come la fede, che si richiama alla predicazione e alla figura di Gesù". Un "dovere" al dialogo che Bergoglio fa nascere da quello che definisce "un paradosso", che "la fede cristiana, simbolo della luce, lungo i secoli della modernità sia stata spesso bollata come il buio della superstizione che si oppone alla luce della ragione. Così tra la Chiesa e la cultura d'ispirazione cristiana, da una parte, e la cultura moderna d'impronta illuminista, dall'altra, si è giunti all'incomunicabilità. È venuto ormai il tempo, e il Vaticano II ne ha inaugurato appunto la stagione, di un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro".


E per chi cerca "di seguire Gesù nella luce della fede" - spiega - "questo dialogo è una espressione intima e indispensabile del credente. La fede, per me, è nata dall'incontro con Gesù". Ma - aggiunge - senza la Chiesa non avrei potuto incontrare Gesù, pur nella consapevolezza che quell'immenso dono che è la fede è custodito nei fragili vasi d'argilla della nostra umanità". Quindi papa Bergoglio risponde a due dei temi chiave che il laico Scalfari aveva posto: "Mi pare che ciò che Le sta a cuore è capire l'atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti... La questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza".


"Nell'ultima domanda mi chiede se, con la scomparsa dell'uomo sulla terra, scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. Dio - risponde Bergoglio - non è un'idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell'uomo... non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell'uomo sulla terra, l'uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l'universo creato con lui".(Repubblica)

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