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Papa Francesco: 'La produttività non può tenere in ostaggio la famiglia'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il lavoro è "sacro" perché "esprime la dignità della persone". Ma l'obiettivo della produttività non può "tenere in ostaggio" la famiglia. Nell'udienza generale, papa Francesco intreccia tre dei argomenti caldi del suo pontificato: lavoro e famiglia, appunto, ma anche tutela degli equilibri del creato. "Quando il lavoro è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita - ammonisce il pontefice - l'avvilimento dell'anima contamina tutto: anche l'aria, l'acqua, l'erba, il cibo" e le conseguenze "colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie più povere".

Bergoglio contesta le oligarchie e le logiche dell'economia estrema: "La gestione dell'occupazione - dice - è una grande responsabilità umana e sociale che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un mercato divinizzato". E aggiunge che "causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale". Ma nelle sue parole c'è soprattutto un appello a garantire un regime di occupazione sostenibile: "La moderna organizzazione del lavoro - dice - mostra talvolta la tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso per la produttività del lavoro. Ma - aggiunge - domandiamoci: quale produttività? E per chi?". Il discorso di Bergoglio si estende fino alla "cosiddetta città intelligente": "È indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani" perché "a volte chi progetta è interessato alla gestione di forza-lavoro individuale, da assemblare e utilizzare o scartare secondo la convenienza economica". In questo senso la famiglia è "un grande banco di prova" perché "quando l'organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa".

Appena ventiquattro ore prima, aveva pronunciato un appello in questo senso anche il vescovo di Melfi, Gianfranco Todisco, che aveva inviato un messaggio al numero uno di Fca, Sergio Marchionne, chiedendogli di far riposare la domenica i lavoratori dello stabilimento lucano impegnato a produrre i veicoli Fiat: "Consegnare un'automobile con un giorno di ritardo non sconvolge il piano di produzione", ha scritto il presule, sottolineando che non si tratta di "motivazioni di fede" ma di concedere ai dipendenti di trascorrere una giornata con la loro famiglia.

Bergoglio, nel suo discorso davanti ai pellegrini riuniti nell'Aula Paolo VI, riafferma l'importanza del lavoro. Cita san Paolo che ammoniva: "Chi non vuole lavorare neppure mangi". E commenta scherzando: "È una bella ricetta per dimagrire questa eh? Non lavori, non mangi...". Ma poi sottolinea: "Il lavoro, si dice comunemente, è necessario per mantenere la famiglia, per crescere i figli, per assicurare ai propri cari una vita dignitosa. Di una persona seria, onestà, la cosa che più bella che si può dire: 'E' un lavoratore', è uno che nella comunità non vive alle spalle degli altri". In questo senso si stabilisce il legame con la tutela del creato perché "il lavoro, nelle sue mille forme, a partire da quello casalingo, ha cura anche del bene comune". Ma questo stile di vita, ricorda il Papa, "prima di tutto s'impara in famiglia": "La famiglia educa al lavoro con l'esempio dei genitori: il papà e la mamma che lavorano per il bene della famiglia e della società". Ed è per questo che "causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale". Poi la confidenza, che suona come esortazione: "Mi rallegro tanto - ha aggiunto Francesco parlando a braccio - quando vedo che i governanti fanno tanti sforzi per trovare posti di lavoro e cercare che tutti abbiano un lavoro".

Parole che si aggiungono a quelle più volte pronunciate da Bergoglio nei trenta mesi del suo pontificato. In un toccante incontro con gli operai a Cagliari, il 22 settembre 2013 nel corso del suo secondo viaggio pastorale, dopo aver messo da parte il discorso ufficiale compose una preghiera che recitava tra l'altro: "Signore, i sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza" e "insegnaci a lottare per il lavoro". Prima ancora, erano passati appena 90 giorni dalla sua elezione, nella festività del Primo maggio, erano arrivati il suo primo monito contro "il lavoro che schiavizza" e il suo appello "affinché sia sempre tutelata la dignità e la sicurezza del lavoratore". La Repubblica

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