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Papa: Dio perdona sempre, l’uomo a volte, la terra mai

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Primo, «rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della in equità». Secondo, adottare politiche economiche coraggiose per «la dignità della persona umana e il bene comune». Terzo, custodire la terra, che «chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni», per consegnarla «migliorata» ai figli. Sono le tre raccomandazioni affidate da Papa Francesco in un video-messaggio proiettato all’evento «Le Idee di Expo 2015», che, organizzato dal ministero italiano delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con Expo Milano 2015, si svolge oggi sul tema «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita» all’Hangar Bicocca di Milano con la partecipazione di 500 esperti nazionali e internazionali. Jorge Mario Bergoglio, che sta peraltro lavorando ad una enciclica ecologica, ha invitato gli esperti a «superare le tentazioni dei sofismi, dei nominalismi, di quelli che cercano di fare qualcosa ma senza la concretezza della vita» ed ha ribadito un detto a lui caro: Dio perdona sempre, l’uomo perdona a volte, la terra non perdona mai.



«In occasione della mia visita alla Fao ricordavo come, oltre all'interesse “per la produzione, la disponibilità di cibo e l'accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo” che sono questioni ispiratrici cruciali, “la prima preoccupazione dev’essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza”», ha detto Bergoglio, che ha citato più volte, nel suo video-messaggio, tanto quanto disse alla Fao il 24 novembre scorso quanto la sua esortazione apostolica «Evangelii Gaudium». Oggi, è la denuncia del Papa, «nonostante il moltiplicarsi delle organizzazioni e i differenti interventi della comunità internazionale sulla nutrizione, viviamo quello che il santo Papa Giovanni Paolo II indicava come paradosso dell'abbondanza», ossia  «c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi».


 

Tre gli «atteggiamenti concreti» suggeriti dal Pontefice argentino per «superare la tentazione dei sofismi - quel nominalismo del pensiero che va oltre, oltre, oltre, ma non tocca mai la realtà - per superare questa tentazione». Primo, ricordarsi che «la radice di tutti i mali è la inequità», che è «il frutto della legge di competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole» e si traduce in una «logica dello sfruttamento» e «dello scarto»: «E’ dunque necessario, se vogliamo realmente risolvere i problemi e non perderci nei sofismi, risolvere la radice di tutti i mali che è l'inequità. Per fare questo ci sono alcune scelte prioritarie da compiere: rinunciare all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della in equità». In secondo luogo il Papa ha invitato gli esperti di Expo a essere «testimoni di carità», ricordando quanto da lui scritto nella «Evangelii Gaudium»: «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità perché cerca il bene comune». Da qui l’indicazione a imperniare «una sana politica economica» sulla « dignità della persona umana» e sul «bene comune»: «Per favore, siate coraggiosi e non abbiate timore di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita perché questo vi aiuta a "servire veramente il bene comune" e vi darà forza nel "moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo"».


 

Infine, «ricordo nuovamente, come già fatto alla Fao, una frase che ho sentito da un anziano contadino, molti anni fa: "Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai! Custodire la sorella terra, la madre terra, affinché non risponda con la distruzione"». La terra, ha proseguito Bergoglio riecheggiando il compendio della Dottrina sociale della Chiesa, «ci è stata affidata perché possa essere per noi madre, capace di dare quanto necessario a ciascuno per vivere. Una volta – ha proseguito il Papa argentino – ho sentito una cosa bella: la Terra non è un’eredità che noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo e la facciamo andare avanti e riportarla a loro. La terra è generosa e non fa mancare nulla a chi la custodisce. La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi». (Vatican Insider)

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