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Nessuno può vivere senza amore

Papa Francesco Alessandro Di Meo Ansa
Pubblicato il 18-11-2020

La prefazione di Papa Francesco al libro "Il potere della fiducia"

Dalle rivelazioni dell'Antico Testamento sino alle parole di Gesù, Dio si è sempre mostrato come un Padre pieno di amore, di tenerezza, un Padre pieno di bontà e misericordia. Gesù ci mostra la generosità e la premura del Padre in tanti modi: con la sua parola, con i suoi gesti, con la sua accoglienza verso tutti, specialmente verso i peccatori, i piccoli e i poveri, ma anche con i suoi ammonimenti, che rivelano il suo interesse perché noi non sprechiamo inutilmente la nostra vita. Questo è il segno della «grande stima» e fiducia che Dio ha nei nostri riguardi, e questa consapevolezza ci aiuta a essere persone responsabili in ogni nostra azione. La Sua fedeltà diventa anche capacità di rimetterci continuamente in cammino su strade nuove, senza «sotterrare il talento». 

Nel cammino della vita bisogna avere fiducia! Gettare un seme è un gesto di fiducia e di speranza; è necessaria l'operosità dell'uomo, ma poi si deve entrare in un'attesa impotente, ben sapendo che molti fattori saranno determinanti per il buon esito del raccolto e che il rischio di un fallimento è sempre in agguato. Eppure, anno dopo anno, il contadino ripete il suo gesto e getta il suo seme. E quando questo diventa spiga, e i campi si riempiono di messi, ecco la gioia di chi è davanti a un prodigio straordinario. Il percorso di ogni uomo inizia tutti i giorni al mattino; il cammino di affidarsi al Signore, il cammino aperto alle sorprese del Signore, tante volte buone, a volte brutte - pensiamo a una malattia, a una morte - ma aperto, perché io so che Tu mi porterai a un posto sicuro, a una terra che Tu hai preparato per me. 

Eccolo l'uomo in cammino, l'uomo che vive in una tenda, una tenda spirituale. Nella nostra preghiera, siamo invitati a rimanere aperti alla speranza e saldi nella fiducia in Dio. La nostra storia, anche se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza. In Gesù ogni nostro esilio finisce, e ogni lacrima è asciugata, nel mistero della sua Croce, della morte trasformata in vita, come il chicco di grano che si spezza nella terra e diventa spiga. La meditazione sui benefici del Signore deve spingerci a operare per il bene e per trasformare il mondo. E a non disperare quando le difficoltà si presenteranno di nuovo. Entrando nel terreno della fede, nella «terra della fede», troviamo anche spesso una vita buia, dura, difficile, una seminagione con lacrime, ma sicuri che la luce di Cristo ci dona, alla fine, realmente, la grande raccolta. E dunque dobbiamo imparare questo anche nelle notti buie; non dimenticare che la luce c'è, che Dio è già in mezzo alla nostra vita e che possiamo seminare con la grande fiducia che il «sì» di Dio è più forte di tutti noi. È importante non perdere questo ricordo della presenza di Dio nella nostra vita, questa gioia profonda che Dio è entrato nella nostra vita, liberandoci: è la gratitudine per la scoperta di Gesù Cristo, che è venuto da noi. 

E questa gratitudine si trasforma in speranza, è stella della speranza che ci dà la fiducia, è la luce, perché proprio i dolori della seminagione sono l'inizio della nuova vita, della grande e definitiva gioia di Dio. La fiducia genera amore e nessuno di noi può vivere senza amore, ma è una brutta schiavitù quella di ritenere che l'amore vada meritato. Credere che se non siamo forti e belli, allora nessuno si occuperà di noi. Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore: come se fossimo persone eternamente bisognose di conferme. Però, vi immaginate un mondo dove tutti mendicano motivi per suscitare l'attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un'altra persona? Immaginate un mondo così, un mondo senza la gratuità del voler bene? (La Stampa)

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